Le osservazioni dell'utente Mark78 sono in buona misura fondate, eccezion fatta per quella relativa all'inidoneità del brevetto a garantire una tutela effettivamente ventennale al farmaco in ragione dei tempi di ricerca e sviluppo. Sul punto, infatti, e d'uopo precisare che i brevetti farmaceutici godono eccezionalmente di una tutela brevettuale di durata superiore ai venti anni per effetto dei CPC (certificati di protezione complementare per medicinali e prodotti fitosanitari) di cui rispettivamente ai Regolamenti CEE n. 1768/1992 del Consiglio / CE n. 469/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio e CE n. 1610/96 del Parlamento europeo e del Consiglio. Tali certificati complementari consentono di scomputare dal termine ventennale previsto per la durata dei brevetti, buona parte del periodo occorso all'attività di R&D (intendendosi per tale quello che va dalla data di deposito del brevetto alla data di autorizzazione di immissione in commercio), la qual cosa si traduce in un ampliamento del termine che consente al titolare del brevetto di tutelarsi per venti anni - più o meno - effettivi. Oggi la disciplina normativa in materia è tuttavia meno accomodante di quella nazionale (abrogata) visto che in passato si sono verificati abusi di tali certificati che di fatto portavano a situazioni di monopolio irragionevolmente prolungate sui trovati.
Questo per dire, dimessamente, che l'insufficienza del termine ventennale non è una giustificazione adducibile dalle imprese farmaceutiche dato che, appunto, i tempi di R&D non vengono computati nel termine di durata del brevetto farmaceutico (sempreché ovviamente si richieda il CPC, come ogni società dotata di supporto legale adeguato mi auguro faccia).
Per il resto, ahimè, è tutto alquanto vero. Soprattutto la non rifondibilità da parte del SSN e la disomogeneità normativa in materia brevettuale tra i vari paesi costituiscono un grande limite. I profili di rischio, come diceva giustamente l'utente poc'anzi, sono ben accentuati per una casa farmaceutica, ma ciò non toglie che si debba fare molto di più di quanto è stato fatto fin ora. Anche perché non va escluso che questa patologia possa avere ricadute negative - sia pure minime - anche sull'efficienza produttiva di un paese.
Saluti.