Anche se non è una scoperta nuova
Chi soffre di calvizie corre un rischio maggiore di sviluppare il cancro della prostata suggerisce uno studio. Gli scienziati hanno infatti osservato come i soggetti calvi fossero oggetto di un numero maggiore di diagnosi di questo tipo di cancro rispetto a chi conserva ancora tutti i capelli
Un tempo per giustificare la calvizie si diceva che chi era senza capelli, o ne aveva pochi, era un uomo molto virile. Una credenza che con tutta probabilità affonda le sue radici nell’idea che a contribuire alla perdita di capelli vi sia l’influenza del testosterone, il famoso ormone sessuale maschile: da qui il principio che molto testosterone equivale a pochi capelli ma tanta virilità.
Oggi la scienza invece, più prosaicamente (o, se preferite, meno romanticamente) indica che chi è calvo potrebbe essere più soggetto a sviluppare il cancro della prostata.
Da dispenzatore di virilità a sospettato provocatore di malattia cancerogena è sempre il solito noto testosterone che, oltre dunque a inibire la crescita dei capelli favorirebbe per contro la crescita delle cellule cancerose. Questo effetto indesiderato dell’ormone sessuale lo hanno scoperto i ricercatori canadesi dell’Università di Toronto, coordinati dal dottor Neil Fleshner.
Fleshner e colleghi non hanno ancora saputo spiegarsi con certezza il perché questo avvenga; ciò che invece è apparso evidente è che chi aveva perso una buona quantità di capelli era più soggetto a ricevere una diagnosi di cancro alla prostata, rispetto a coloro che invece conservavano ancora i propri capelli. Sia chiaro, si affrettano a precisare i ricercatori, questo non vuole dire che chi è calvo debba per forza sviluppare il cancro perché i risultati si riferiscono a uno studio su un campione ristretto di persone, ossia 214 uomini. I risultati necessitano pertanto di essere duplicati in altri più approfonditi studi. Quello che tuttavia suggerisce lo studio è che chi perde capelli dovrebbe essere spronato a sottoporsi a un esame clinico preventivo, in modo da scoprire se vi è un qualche indizio che si sta sviluppando questo genere di tumore.
«Più gli uomini sono calvi più è probabile che possano avere il cancro alla prostata – commenta Fleshner – Gli uomini calvi dovrebbero essere consapevoli che potrebbero trarre beneficio da uno screening preventivo e forse, se necessario, dall’essere sottoposti precocemente a biopsia».
I ricercatori hanno presentato i risultati del loro studio durante il recente Convegno dell’American Urological Association ad Atlanta (Usa) in cui hanno reclutato 214 adulti maschi di età compresa tra i 59 e i 70 anni per essere sottoposti a biopsia e determinare i livelli dell’antigene specifico prostatico (o PSA) noto per essere un marcatore del rischio di cancro.
Dei partecipanti è stata valutata la calvizie in base a una scala con quattro valori, che andavano da una leggera perdita di capelli solo nella parte anteriore del cuoio capelluto, fino a una perdita consistente che interessava sia la parte anteriore che quella superiore e i lati.
I risultati delle analisi hanno permesso di osservare come chi avesse una maggiore perdita di capelli fosse più soggetto ad avere alti livelli di PSA o fosse oggetto di diagnosi di cancro alla prostata. Come accennato, nonostante il motivo non sia ancora del tutto chiaro, il maggiore accusato pare sia il testosterone che stimolerebbe una crescita anomala ed elevata di cellule della prostata che, a sua volta, causa una crescita anomala del volume della prostata stessa e una riduzione del flusso urinario – così come suggerito anche da precedenti studi. Questo fenomeno è riconosciuto come un segno fondamentale che, in primis, si possa stare sviluppando un’iperplasia prostatica benigna.
Se dunque siamo soggetto a perdita di capelli di un certo rilievo, sottoporsi a un esame potrebbe essere una buona idea.
Chi soffre di calvizie corre un rischio maggiore di sviluppare il cancro della prostata suggerisce uno studio. Gli scienziati hanno infatti osservato come i soggetti calvi fossero oggetto di un numero maggiore di diagnosi di questo tipo di cancro rispetto a chi conserva ancora tutti i capelli
Un tempo per giustificare la calvizie si diceva che chi era senza capelli, o ne aveva pochi, era un uomo molto virile. Una credenza che con tutta probabilità affonda le sue radici nell’idea che a contribuire alla perdita di capelli vi sia l’influenza del testosterone, il famoso ormone sessuale maschile: da qui il principio che molto testosterone equivale a pochi capelli ma tanta virilità.
Oggi la scienza invece, più prosaicamente (o, se preferite, meno romanticamente) indica che chi è calvo potrebbe essere più soggetto a sviluppare il cancro della prostata.
Da dispenzatore di virilità a sospettato provocatore di malattia cancerogena è sempre il solito noto testosterone che, oltre dunque a inibire la crescita dei capelli favorirebbe per contro la crescita delle cellule cancerose. Questo effetto indesiderato dell’ormone sessuale lo hanno scoperto i ricercatori canadesi dell’Università di Toronto, coordinati dal dottor Neil Fleshner.
Fleshner e colleghi non hanno ancora saputo spiegarsi con certezza il perché questo avvenga; ciò che invece è apparso evidente è che chi aveva perso una buona quantità di capelli era più soggetto a ricevere una diagnosi di cancro alla prostata, rispetto a coloro che invece conservavano ancora i propri capelli. Sia chiaro, si affrettano a precisare i ricercatori, questo non vuole dire che chi è calvo debba per forza sviluppare il cancro perché i risultati si riferiscono a uno studio su un campione ristretto di persone, ossia 214 uomini. I risultati necessitano pertanto di essere duplicati in altri più approfonditi studi. Quello che tuttavia suggerisce lo studio è che chi perde capelli dovrebbe essere spronato a sottoporsi a un esame clinico preventivo, in modo da scoprire se vi è un qualche indizio che si sta sviluppando questo genere di tumore.
«Più gli uomini sono calvi più è probabile che possano avere il cancro alla prostata – commenta Fleshner – Gli uomini calvi dovrebbero essere consapevoli che potrebbero trarre beneficio da uno screening preventivo e forse, se necessario, dall’essere sottoposti precocemente a biopsia».
I ricercatori hanno presentato i risultati del loro studio durante il recente Convegno dell’American Urological Association ad Atlanta (Usa) in cui hanno reclutato 214 adulti maschi di età compresa tra i 59 e i 70 anni per essere sottoposti a biopsia e determinare i livelli dell’antigene specifico prostatico (o PSA) noto per essere un marcatore del rischio di cancro.
Dei partecipanti è stata valutata la calvizie in base a una scala con quattro valori, che andavano da una leggera perdita di capelli solo nella parte anteriore del cuoio capelluto, fino a una perdita consistente che interessava sia la parte anteriore che quella superiore e i lati.
I risultati delle analisi hanno permesso di osservare come chi avesse una maggiore perdita di capelli fosse più soggetto ad avere alti livelli di PSA o fosse oggetto di diagnosi di cancro alla prostata. Come accennato, nonostante il motivo non sia ancora del tutto chiaro, il maggiore accusato pare sia il testosterone che stimolerebbe una crescita anomala ed elevata di cellule della prostata che, a sua volta, causa una crescita anomala del volume della prostata stessa e una riduzione del flusso urinario – così come suggerito anche da precedenti studi. Questo fenomeno è riconosciuto come un segno fondamentale che, in primis, si possa stare sviluppando un’iperplasia prostatica benigna.
Se dunque siamo soggetto a perdita di capelli di un certo rilievo, sottoporsi a un esame potrebbe essere una buona idea.