SCIOPERANO 70MILA PRECARI DELLA RICERCA

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
2,222
0
615
RICERCA: OGGI IN PIAZZA PRECARI DA TUTTA ITALIA
ROMA - Si preparano a scendere in piazza oggi a Roma i precari dell'università e degli enti di ricerca di tutta Italia, in una manifestazione nazionale tesa a rilanciare il settore della ricerca attraverso nuove assunzioni e l'aumento dei finanziamenti.
[?][?]
Sono una sessantina le associazioni che hanno aderito all'iniziativa e che oggi si preparano a manifestare davanti al ministero dell'Economia in rappresentanza degli oltre 70.000 precari italiani di enti di ricerca e università. Alla manifestazione hanno dato il sostegno i sindacati confederali, organizzazioni sindacali di base e partiti politici come Pdci e Prc. I precari hanno anche chiesto un incontro con il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, ma al momento - rendono noto - non è ancora arrivata una risposta.
[:O][:O][:O]
Il ministero dell'Economia è, secondo i precari, il vero collo di bottiglia che impedisce un reale investimento in istruzione, università e ricerca. La prima delle richieste che i precari della ricerca fanno al Governo è: assunzioni subito e negli anni a venire sufficienti a rilanciare l'istruzione, l'università e la ricerca. Si calcola infatti che sia precario circa il 50% del personale degli enti pubblici di ricerca e il 70% del personale delle università.
[sm]
I precari chiedono inoltre un netto aumento dei finanziamenti pubblici nel settore per riavvicinare l'Italia agli altri Paesi europei e regole trasparenti che garantiscano autonomia a chi lavora nella ricerca e nell' università e spezzino il potere delle clientele che sperperano i fondi pubblici e frenano lo sviluppo. La sfida, proseguono, è riuscire a modificare la situazione attuale, che vede l'Italia al di sotto dei parametri europei in termini di rapporto spesa-Pil investito e all'ultimo posto in ambito comunitario per quantità di personale impiegato.

Secondo i promotori della manifestazione nazionale l'università e la ricerca sono state penalizzate dall'ultima Finanziaria, che insieme al decreto Bersani ha ulteriormente tagliato i già magri finanziamenti. Quanto ai provvedimenti di stabilizzazione dei precari, sono così limitati da essere impercettibili, visto che per Prodi, Padoa-Schioppa, Mussi e Nicolais la ricerca e l'università non meritano maggiori investimenti. Secondo i promotori della manifestazione non servono solo provvedimenti 'straordinari' ma investimenti seri, duraturi e trasparenti per dare stabilità non solo
 

ivobernardini

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ROMA - Si preparano a scendere in piazza oggi a Roma i precari dell'università e degli enti di ricerca di tutta Italia, in una manifestazione nazionale tesa a rilanciare il settore della ricerca attraverso nuove assunzioni e l'aumento dei finanziamenti.
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Sono una sessantina le associazioni che hanno aderito all'iniziativa e che oggi si preparano a manifestare davanti al ministero dell'Economia in rappresentanza degli oltre 70.000 precari italiani di enti di ricerca e università. Alla manifestazione hanno dato il sostegno i sindacati confederali, organizzazioni sindacali di base e partiti politici come Pdci e Prc. I precari hanno anche chiesto un incontro con il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, ma al momento - rendono noto - non è ancora arrivata una risposta.
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Il ministero dell'Economia è, secondo i precari, il vero collo di bottiglia che impedisce un reale investimento in istruzione, università e ricerca. La prima delle richieste che i precari della ricerca fanno al Governo è: assunzioni subito e negli anni a venire sufficienti a rilanciare l'istruzione, l'università e la ricerca. Si calcola infatti che sia precario circa il 50% del personale degli enti pubblici di ricerca e il 70% del personale delle università.
[sm]
I precari chiedono inoltre un netto aumento dei finanziamenti pubblici nel settore per riavvicinare l'Italia agli altri Paesi europei e regole trasparenti che garantiscano autonomia a chi lavora nella ricerca e nell' università e spezzino il potere delle clientele che sperperano i fondi pubblici e frenano lo sviluppo. La sfida, proseguono, è riuscire a modificare la situazione attuale, che vede l'Italia al di sotto dei parametri europei in termini di rapporto spesa-Pil investito e all'ultimo posto in ambito comunitario per quantità di personale impiegato.

Secondo i promotori della manifestazione nazionale l'università e la ricerca sono state penalizzate dall'ultima Finanziaria, che insieme al decreto Bersani ha ulteriormente tagliato i già magri finanziamenti. Quanto ai provvedimenti di stabilizzazione dei precari, sono così limitati da essere impercettibili, visto che per Prodi, Padoa-Schioppa, Mussi e Nicolais la ricerca e l'università non meritano maggiori investimenti. Secondo i promotori della manifestazione non servono solo provvedimenti 'straordinari' ma investimenti seri, duraturi e trasparenti per dare stabilità non solo
 

ivobernardini

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20 Agosto 2006
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ROMA - Si preparano a scendere in piazza oggi a Roma i precari dell'università e degli enti di ricerca di tutta Italia, in una manifestazione nazionale tesa a rilanciare il settore della ricerca attraverso nuove assunzioni e l'aumento dei finanziamenti.
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Sono una sessantina le associazioni che hanno aderito all'iniziativa e che oggi si preparano a manifestare davanti al ministero dell'Economia in rappresentanza degli oltre 70.000 precari italiani di enti di ricerca e università. Alla manifestazione hanno dato il sostegno i sindacati confederali, organizzazioni sindacali di base e partiti politici come Pdci e Prc. I precari hanno anche chiesto un incontro con il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, ma al momento - rendono noto - non è ancora arrivata una risposta.
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Il ministero dell'Economia è, secondo i precari, il vero collo di bottiglia che impedisce un reale investimento in istruzione, università e ricerca. La prima delle richieste che i precari della ricerca fanno al Governo è: assunzioni subito e negli anni a venire sufficienti a rilanciare l'istruzione, l'università e la ricerca. Si calcola infatti che sia precario circa il 50% del personale degli enti pubblici di ricerca e il 70% del personale delle università.
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I precari chiedono inoltre un netto aumento dei finanziamenti pubblici nel settore per riavvicinare l'Italia agli altri Paesi europei e regole trasparenti che garantiscano autonomia a chi lavora nella ricerca e nell' università e spezzino il potere delle clientele che sperperano i fondi pubblici e frenano lo sviluppo. La sfida, proseguono, è riuscire a modificare la situazione attuale, che vede l'Italia al di sotto dei parametri europei in termini di rapporto spesa-Pil investito e all'ultimo posto in ambito comunitario per quantità di personale impiegato.

Secondo i promotori della manifestazione nazionale l'università e la ricerca sono state penalizzate dall'ultima Finanziaria, che insieme al decreto Bersani ha ulteriormente tagliato i già magri finanziamenti. Quanto ai provvedimenti di stabilizzazione dei precari, sono così limitati da essere impercettibili, visto che per Prodi, Padoa-Schioppa, Mussi e Nicolais la ricerca e l'università non meritano maggiori investimenti. Secondo i promotori della manifestazione non servono solo provvedimenti 'straordinari' ma investimenti seri, duraturi e trasparenti per dare stabilità non solo
 

bertosantos

Utente
20 Febbraio 2007
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Purtroppo e tutto vero, per i ricercatori non c'è futuro qui in italia, mi manca un'anno alla laurea e pure sarò costretto pur amando la mia terra, ma sarò costretto ad andare all'estero per fare quello che amo di piu, e farlo con dignità, cioè con uno stipendio che mi permetta di vivere e a tempo inderteminato cioè che mi permetta di farmi un famiglia, visto che in italia si lamentano che non si fanno i figli chissa perche.
Restando qui in italia mi dovrei accontentare di vivere a vita con i miei genitori cioè prendendo un max di stipendio di 800 euro al mese, in piu sperando che dopo la scadenza del contratto, me lo rinnovino per altri 3 anni, e 3 anni ancora e altri 3 ancora etc,,, cioè sperare a vita in un rinnovo. questo e quello che fanno i ricercatori italiani.

Ed e per questo che vanno a prestare le loro menti dopo essere stati formati con i soldi italiani, vanno ad arricchire gli altri stati, america in primis che non finirà mai di ringraziare l'italia x questo.

Ciao che m...a di futuroooo,
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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Il nostro beneamato paese - della pizza e del sole - è gravato dall'inettitudine di una classe politica arraffona, nepotista, inconcludente, ignorante ed incapace... un cancro che - credo - estirpare sarà molto molto difficile. Ma se i giovani come te se ne vanno è una tragedia, io nel 1993 rinunziai a fare ricerca proprio per il tuo stesso motivo. Ed ebbi un'opportunità molto più soddisfacente in altro ambito.. con tutte le mie pubblicazioni non potevo fare la fame e campare con allora 750mila lirette al mese a carico dei miei genitori.
La vergogna di questo paese senza un presente e senza nemmeno un futuro grida vendetta al cielo.
[:(]
VOI SIETE IL NOSTRO FUTURO DOVETE LOTTARE E ANDARE A MONTECITORIO A DIRGLI IN FACCIA CHE SONO DEI RIMBAMBITI BUONI A NULLA E CHE SI VERGOGNASSERO DI GUADAGNARE 19MILA EURO AL MESE PER LAVORARE (*) DAL MARTEDI' MATTINA AL GIOVEDI' POMERIGGIO.

(*) lavorare si fa per dire... poi prendono tre volte lo stipendio degli onorevoli francesi, ma si sa che i nostri maialoni mangiano di più.
 

bertosantos

Utente
20 Febbraio 2007
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Quindi se anche tu hai rinunciato a fare ricerca in italia capisci bene come ci si sente, io ci ho rinunciato già prima di laurearmi e ti assicuro che il 99% di persone con il mio stesso sogno di fare il ricercatore che secondo me è il mestiere più bello al mondo vogliono andare all'estero con rammarico, e lasciare tutto e tutti solo per poter avere, quello che secondo me dovrebbe essere un diritto , UN LAVORO BEN RETRIBUITO. E ti assicuro che i ricercatori all'estero hanno quello che li spetta.

Ormai nessuno vuole più lottare come dici tu, ci si sente adosso un senzo di vuoto, di non avere un futuro gia prima di incominciare a lavorare, molti sono sfiduciati, e purtoppo solo andare all'estero può salvare la dignità di un ricercatore, costretto anche a lavorare gratis per anni, o magari pagato con 300 euro al mese. Ne ho gia visto troppe e mi fa incazzare vedere tanti giovani come me a 23 24 che non hanno piu speranze per il loro fututo e gia si preparano mentalmente a vivere nella miseria e magari a rinunciare ad vere una famiglia o ad avere figli...

Purtroppo abbiamo avuto e avremo solo i soliti politici che passano da destra a sinistra e vai sti mangia mangia.
Io li vedo come dei maiali tutti chiusi in un cerchio pieno di soldi, e pur di non uscire da questo cerchio ci si muovono dentro, mi fa schiffoooo...


 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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Nessuna persona razionale, che vuole campare se' stesso (o una famiglia) intraprende ricerca oggi in Italia: le retribuzioni sono nettamente inferiori a quelle di un operatore ecologico, con la differenza che spesso l'operatore ecologico ha un contratto (con le partecipate pubbliche) a tempo indeterminato... invece il ragazzo che fa ricerca è appeso ad un filo, delle varie finanziarie.
[tp]
Per cui condivido che è una battaglia persa, ma è persa per il Paese che è già secoli indietro rispetto a Regno Unito e Stati Uniti d'America. Ma guarda che le eccellenze ci sarebbero anche qui, solo che il sistema è incancrenito e per le menti brillanti non c'è posto.
Garantito.