Sono sempre più frequenti pazienti dermatologici e segnatamente tricologici che si vedono affetti da alopecia o da disturbi cutanei importanti e gravi ma che obiettivamente non ci sono!
Una volta si sarebbe parlato di una “fissazione”.
Questo è il quadro clinico della dismorfofobia, descritto, più di cento anni fa , dallo psichiatra italiano Enrico Morselli (1886).
La dismorfofobia, è definita come “ossessione per un difetto immaginario dell'aspetto esteriore”. Gli americani parlano oggi di “Body Dismorphic Disorder”.
I dismorfofobici sono pazienti di solito intelligenti, istruiti, spesso di classe alta e spesso con alte responsabilità sociali ma che appena parlano di capelli allargano gli occhi, fissano la pupilla, perdono di raziocinio e razionalità e sembrano persone diverse.
La dismorfofobia è da considerare una depressione schizzoide, con problemi di parcellizzazione del corpo. La comparsa del disturbo avviene generalmente durante l'adolescenza ma la patologia può diventare cronica e riscontrarsi anche in età avanzata.
La cultura attuale sta facendo crescere questa patologia, da problema di pochi a malattia di moltissimi, esasperata dalle immagini diffuse dai media, con le quali i giovani sono inevitabilmente costretti a confrontarsi con il risultato, pressoché scontato, di risultare perdenti.
La preoccupazione di questo “difetto” comporta una significativa tensione emotiva, senso di disperazione, isolamento sociale e mancata vita di relazione.
I pazienti pensano sempre e solo al loro problema, sviluppano comportamenti ritualistici
ripetitivi e ossessivi, come il guardarsi alla specchio, l'acconciarsi in modo eccessivo e il porre frequenti domande per ottenere rassicurazioni dalla famiglia, dagli amici e dai medici. All'anamnesi si possono spesso riscontrare l’isolamento sociale e mancata vita di relazione: una famiglia ossessiva, ed amici stressanti.
Il disturbo psichico più frequentemente associato alla dismorfofobia è la depressione,
che si sviluppa però nella maggior parte dei pazienti in seguito alla comparsa della dismorfofobia e la depressione, è spesso di per sé causa di un Effluvio Cronico che mantiene ed aggrava lo stato depressivo.
La consapevolezza del vero problema è variabile ... può essere di grado elevato, inesistente o diversa nel tempo.
La non-malattia dermatologica “dismorfofobia” comprende spesso anche disturbi sensitivi, sempre soggettivi, come dolore, bruciore o prurito nella sede corporea “affetta” sempre in assenza di patologia cutanea. Si arriva a situazioni di vero delirio... situazioni da considerare come:
psicosi schizoidi ipocondriache monosintomatiche.
Il trattamento dei pazienti con dismorfofobia è sempre difficile, lungo e anche delicato per il comportamento spesso irascibile, talvolta aggressivo e talora… suicida… ed il suicidio
o il tentato suicidio in questi pazienti è una emergenza sociale, una epidemia silenziosa.
Questi soggetti richiedono una costante rassicurazione, telefonano frequentemente, prenotano visite da tutti gli specialisti di cui sono sempre insoddisfatti.
Per il medico non preparato a questo, i dismorfofobici possono essere causa di forte disagio, ad esempio quando il paziente dice di essere calvo e magari ha più capelli del medico, che, a sua volta, non e calvo. Queste situazioni spesso inducono il medico ad errori terapeutici anche gravi, come l’eccesso di terapia o la sottovalutazione del paziente.
Che fare allora di fronte ad un paziente che si definisce calvo ma non lo è, che magari già visitato da un collega, sta assumendo finasteride, usando minoxidil e facendo già tutte le terapie possibili
ed anche quelle improbabili?