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LA PUBALGIA a cura del Dott. Ugo Perugini
Definizione
Se si parla di pubalgia in senso ampio, cioè di una sindrome dolorosa generica che interessa la regione addominale, inguinale fino alla zona interna delle cosce, le cause possono essere molto diverse e spaziano da patologie tendinee o muscolari, ossee o articolari fino a quelle di tipo infettivo, tumorale, ecc.
Per pubalgia, in senso stretto, però si intende generalmente una sindrome dolorosa della griglia pelvica che rientra tra le “patologie da sovraccarico”, cioè la cui origine si fa risalire a una serie di microtraumi ripetuti nel tempo. In sostanza, quindi, la pubalgia è un dolore muscolare (mioentesite) che riguarda diversi gradi di lesione dei muscoli della zona frontale e bassa dell’addome e della sinfisi pubica.
Questa patologia interessa soprattutto gli sportivi, in particolare i professionisti, cioè coloro che svolgono attività continuative e ad alto livello, come ad esempio i giocatori di calcio, e le donne in gravidanza. Ma non solo. Non è infrequente che tale problema emerga anche in atleti che svolgono altre attività sportive come il tennis, la scherma, la pallamano, l’atletica, la danza, l’equitazione, discipline nelle quali è richiesta l’intensa sollecitazione degli arti inferiori.
A parte il tipo di sport praticato, non bisogna dimenticare che la pubalgia può sopraggiungere anche a seguito di un cambiamento del tipo di allenamento o, anche, del terreno sul quale lo si svolge (troppo cedevole o eccessivamente irregolare, ad esempio), del tipo di scarpe utilizzato, oppure in relazione alle caratteristiche strutturali dell’atleta, come un’accentuata curvatura lombare, una dismetria degli arti inferiori, patologie congenite dell’anca o problemi posturali che creano asimmetria del bacino.
Diverse forme di pubalgia
La pubalgia è provocata da un carico eccessivo che si può verificare, come detto, nella pratica sportiva o anche durante il periodo della gravidanza. A seconda della zona interessata, si possono riscontrare forme diverse di patologia:
la “sindrome retto-adduttoria” che riguarda l’infiammazione dei muscoli che si inseriscono sulla parte antero-superiore dell’osso iliaco è di gran lunga la più frequente; in questo caso, la zona centrale del bacino (osso pubico) viene sottoposta a forti sollecitazioni e tensioni muscolari, provenienti dall’alto (muscoli addominali) e dal basso (muscoli adduttori della coscia) che possono, a lungo andare, creare una patologia da sovraccarico. In questa zona, inoltre, si trova il canale inguinale, che spesso è una parte debole e causa principale dei dolori, la cui origine è proprio un deficit della muscolatura addominale. In coloro che si dedicano all’attività calcistica si può presentare più frequentemente una infiammazione dei muscoli e dei tendini adduttori senza escludere, però, quelli addominali;
la “sindrome sinfisaria” che riguarda il parziale cedimento della sinfisi pubica. La sinfisi pubica è un’articolazione fibro-cartilaginea praticamente immobile che si trova al centro del bacino: la sua mobilità limitata è comunque molto importante, soprattutto nelle donne durante il parto, perché consente, grazie alla sua elasticità, il passaggio del feto. In gravidanza, la griglia pelvica della donna è sottoposta a grandi stress per i movimenti di nutazione e contronutazione; inoltre, per effetto di un generale aumento della lassità dei legamenti, a causa della produzione degli ormoni relaxina e progesterone, può verificarsi un rilasciamento (diastasi) della sinfisi pubica che può causare dolore, più o meno intenso, mentre si cammina o nei cambi di posizione, soprattutto a letto. Tale disturbo, in genere, non deve destare preoccupazione in quanto legato a cause funzionali e destinato a risolversi spontaneamente dopo il parto. Da non sottovalutare, però, l’eventuale malposizionamento del feto durante la gestazione, che potrebbe avere conseguenze dirette sul disallineamento articolare e della griglia pelvica.
Sintomi della pubalgia
Il principale sintomo della pubalgia è naturalmente il dolore, che parte dall’osso pubico, si dirama in tutta la regione e si localizza nell’inguine fino a interessare, in certi casi, la faccia interna della coscia. Nelle forme lievi, compare al risveglio e si manifesta all’inizio degli esercizi fisici, tendendo poi a scomparire una volta effettuato il riscaldamento. Nelle fasi più gravi della patologia, al contrario, il dolore può apparire anche in modo improvviso, durante lo svolgimento dell’attività sportiva, tanto da impedirne la continuazione o, addirittura, rendere difficile la semplice deambulazione. In questo caso, il dolore diventa persistente, continuo e tende ad aggravarsi con l’attività mentre soltanto il riposo lo attenua.
Non è difficile individuare la parte dolente anche attraverso la semplice palpazione, in quanto i muscoli e i tendini interessati sono piuttosto superficiali, quasi sotto pelle. Il dolore, in genere, tende ad acutizzarsi quando il soggetto sottopone a sforzo i muscoli addominali o gli adduttori della coscia. Spetta al medico individuare la reale natura della pubalgia. Egli dovrà stabilire se il dolore è unilaterale (patologia addominale) o diffuso (patologia degli adduttori). Nella prima valutazione diagnostica, si cercherà di individuare anche eventuali tumefazioni, verificando attraverso la palpazione degli orifizi inguinali l’eventuale presenza di ernie ed esaminando gli adduttori sotto sforzo alla ricerca di possibili adenopatie.
Nel caso di diastasi della sinfisi pubica in gravidanza, il dolore potrà manifestarsi anche solo sollevando o separando una gamba, per esempio per infilarsi i pantaloni o uscire dall’auto, ma anche nel salire le scale; molte donne in gravidanza hanno anche sensazioni di blocco a livello del bacino con difficoltà di movimento delle anche.
Né è detto che i dolori inguinali siano sempre dovuti a cause muscolo-tendinee. Vi possono, ad esempio, essere problemi ossei, di sofferenza all’articolazione dell’anca (displasia) o vere e proprie fratture dell’osso pubico, frequenti soprattutto nei giovani che praticano sport. Da non escludere, nemmeno, secondo le diverse caratteristiche dei pazienti anche disturbi urinari, problemi ginecologici, ecc.
Esami di approfondimento
Per arrivare a una corretta diagnosi, il paziente affetto da pubalgia può essere sottoposto a un esame ecografico, che mostrerà, soprattutto se la patologia è recente, i tendini alterati nella forma e più spessi. Attraverso la radiografia del bacino è possibile, invece, rilevare l’esistenza di eventuali lesioni a livello dell’osso pubico e di una pubalgia cronica in quanto, nei punti di maggiore infiammazione della sinfisi, si potrà notarne il contorno irregolare con eventuale presenza di geoidi e lo sviluppo di calcificazioni specialmente nella parte inferiore.
Per ulteriori approfondimenti, e quando la diagnosi appare ancora incerta, non si escludono scintigrafia, Tac e risonanza magnetica, in grado quest’ultima di evidenziare anche eventuali altre lesioni.
Trattamento della pubalgia
La pubalgia non va mai sottovalutata e occorre intervenire tempestivamente e con decisione per evitare che si cronicizzi. Infatti, la sindrome retto-adduttoria, dovuta a un’infiammazione dei tendini, presa in tempo e curata adeguatamente, regredisce in modo spontaneo.
Bisogna però che vengano immediatamente sospese tutte le attività fisiche cui lo sportivo si dedicava, iniziando un periodo di riposo che potrà variare da qualche settimana a qualche mese, con l’accortezza di sottoporsi, contemporaneamente, in base alle indicazioni del medico, a trattamento farmacologico antinfiammatorio locale e sistemico.
Non è superfluo aggiungere qualche consiglio di buon senso per chi soffre di pubalgia: compiere movimenti delicati evitando scatti o gesti bruschi; evitare di sollevare pesi da terra; mante