A me non sembra così improbabile l’associazione tra prostatite e l’uso di un farmaco che provoca involuzione della prostata. Il solo riferimento degli studi postati sopra alla progressiva atrofia e perdita delle funzioni prostatiche, dovute all’alterazione dei normali equilibri endocrini a livello cellulare, basterebbe quantomeno a non escludere a priori un possibile collegamento. E non è necessaria la presenza di infiammazioni o infezioni evidenziabili, giacché – come noto – esistono forme di prostatiti non batteriche o non infiammatorie che comportano comunque disturbi pelvici o sintomi di altro tipo (es. dolori addominali) e sono lamentati da alcuni utenti che assumono o hanno assunto finasteride.
Poi c’è un’altra questione: la capacità di auto-riparazione dalle possibili infezioni e infiammazioni non è forse una delle funzioni essenziali della prostata? Anch’essa, al pari delle altre, può risentire nel tempo di una privazione del DHT, ormone androgeno che concorre attivamente ai processi di ricostituzione strutturale e funzionale della ghiandola e al mantenimento della sua capacità di risposta agli stati infiammatori e congestizi. Se si assume finasteride, in altre parole, un’eventuale prostatite batterica o infiammatoria trova terreno più fertile e/o sparisce con maggiori difficoltà perché la prostata è maggiormente “debole” e attaccabile.
Non sono opinioni campate per aria. C’è qualche medico che le sostiene.