LA VERA STORIA DI JACK
CAPITOLO 1
Jack nacque in una ridente cittadina del Nord Italia negli anni '80,durante una bellissima mattina che profumava di primavera.
Figlio di un noto imprenditore della zona e con madre di origini Francesi, aveva una sorella di nome Zoélie ma che tutti chiamavano Stella per i suoi occhi grandi e luminosi, di un verde mare che faceva sognare tutti i bambini della sua classe.
Zoèlie frequentava la 2^ elementare quando nacque Jack, ed anche se
avere un fratellino era ormai entrato nell'ottica della sua vita, quando le fu comunicato dalla maestra che sua madre Caroline aveva partorito si sentì attraversare la schiena da un piccolo brivido.
La scuola distava pochi chilometri dall'ospedale e quella mattina i genitori avevano preferito che Zoèlie non fosse presente, al fine di ridurle qualsiasi tipo di trauma.
Nonostante tutto la bambina in cuor suo avvertì una specie di tristezza. Suo fratellino era nato e lei era a scuola, per qualche secondo le si bagnarono gli occhi fino a farle scendere una lacrima che si posò sull'astuccio rosa che le aveva comprato la mamma qualche settimana prima , per il suo compleanno.
Jack nel frattempo era già in braccio a Caroline, le infermiere avevano acconsentito a questa richiesta, in fin dei conti il bambino godeva di ottima salute e pesava quasi 4Kg,i pochi capelli biondi gli coprivano a malapena la testa, mentre 2 occhioni vispi tentavano di farsi strada tra la piccola folla di gente che lo guardava con amorevole curiosità.
Jack è nato!Jack è nato!è andato tutto bene! Furono le prime parole che pronunciò Stefano appena arrivò a casa tutto trafelato , dove c'era ad attendere qualche notizia la nonna Agata con grande apprensione.Scappo subito,vado a prendere Zoèlie! .Il bel sorriso di suo figlio valeva più di mille parole e, sapendo bene quanto poco gli interessasse di essere quasi calvo, Agata non riuscì a fare a meno di urlargli sorridendo: Speriamo che abbia preso i capelli di sua madre!.
Stefano salì in macchina con uno scatto, non vedeva l'ora di andare a prendere Zoèlie e di essere tutti a casa la sera stessa.
In quel breve tragitto si rese conto di quanto la vita potesse essere bella.
FINE CAPITOLO 1
CAPITOLO 2 : CAROLINE&STEFANO
I giorni passavano e Caroline si era rimessa perfettamente.
Stefano aveva ripreso a lavorare con continuità e generalmente in casa
era tornata la serenità di sempre.
Agata impazziva per il nipotino, le stava intorno continuamente e questo,se da una parte divertiva Caroline, a volte tendeva ad indispettirla soprattutto quando arrivava il momento della poppata.
Le laisser seul! disse sorridendo Caroline sapendo bene che sua suocera non capiva assolutamente niente di Francese. Le lessi sel,le lessi sel ripetè con una smorfia Agata, comprendendo comunque che sua nuora non la voleva tra i piedi.
Era impossibile non voler bene a Caroline, i suoi occhi brillavano quando ti parlava , era così sveglia che spesso non riuscivi a starle dietro, pur essendo bella come il sole non se ne vantava, non era succube della propria bellezza anzi,sembrava quasi non esserne consapevole.
Questa in fondo era la sua forza, perchè tutto ciò la rendeva simpatica in maniera irresistibile. Poteva mettersi a parlare sia con un importante uomo d'affari sia con un mendicante, non era nella sua
indole classificare le persone e tanto meno giudicarle.
Aveva molte amiche, ma la metà di queste in verità la invidiavano. Durante le poche uscite che si concedeva catturava, spesso senza accorgersene, gli sguardi degli uomini presenti.
Per una come lei che metteva al primo posto la famiglia tutto questo non aveva nessuna importanza,ma per qualche donna è tutto ciò che le rimane.
Il pensiero di come conobbe suo marito ogni tanto le frullava in testa,del resto non si può dire che il loro incontro fosse stato figlio di una normale routine.
Accadde tutto in un mese di luglio in cui Stefano decise di prendersi una settimana di ferie dal lavoro per staccare da quello era stato l'anno più brutto da quando era nato. Suo padre era morto in un grave incidente, e lui che ne era profondamente legato si era chiuso in se stesso per diverso tempo, dedicandosi esclusivamente al lavoro ed alla ditta che fabbricava componenti elettronici di cui ne era il titolare.
Dietro consiglio del suo socio ed amico Giacomo, decise di avventurarsi in una gita in barca a vela, che attraversava il mar ligure sino alla Costa Azzurra, per una tre giorni che si prometteva estremamente rilassante.
La passione per il mare gliel'aveva tramandata proprio suo padre e,in fin dei conti, poteva essere un modo per riappropriarsi di se stesso ed accettare anche il fatto che lui non ci fosse più.
Partì senza troppa convinzione una mattina in cui anche il sole sembrava rifiutarsi di illuminare il cielo,una leggera nebbia attanagliava il porto di Genova , era quasi sul punto di tornare indietro quando ripensando a quanto aveva fatto per essere lì in quel momento salì sulla scaletta della grossa barca a vela e dopo la procedura di partenza si diresse verso la prua, sperando di chiudere gli occhi e di essere di nuovo a casa quando l'avrebbe riaperti.
La giornata tutto sommato finì per migliorare, con il vino che scorreva a fiumi si ritrovò la sera sui divanetti all'interno,con due ragazze francesi sedute poco davanti.
Il mare un pò mosso e la poca luce,avevano creato un'atmosfera irreale nella quale adesso Stefano si sentiva bene,decise così di sdraiarsi e riposarsi un pò nell'ampio divanetto,fino a che la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò.
Si svegliò che era molto tardi, filtrava all'interno soltanto la luce della luna e del piccolo faretto sul ponte della barca, girò la testa di lato e vide accanto a se, a pochi centimetri, i piedi nudi di una delle ragazze francesi che aveva notato qualche ora prima.
Si era tolta gli stivaletti e si era sdraiata,non curandosi di avere invaso lo spazio dell'uomo sul divanetto.
Stefano si girò di pancia ed ebbe modo di ammirare quei bellissimi piedi,erano talmente vicini che ne poteva sentire l'odore, mentre il luccichio di un piccolo anello su di una delle dita finì per farlo avvicinare ancora di più, non accorgendosi che con la barba le stava solleticando la pianta,sino a farla svegliare.
Bonjour,sussurò la ragazza, bonjour rispose l'uomo un pò scosso. I due si guardarono per qualche secondo,ma la ragazza non si spostò di un millimetro,lasciando che i piedi sfiorassero le labbra di Stefano.
Oh....excusez-moi! disse la ragazza portandosi la mano alla bocca e ritirando le gambe.
Niente rispose lui sorridendo.
Sei Italiano? Ribattè lei con un sensuale accento francese,mentre raccogliendosi i capelli scopriva le ascelle non depilate. I peli neri contrastavano con la pettinatura bionda platino,e Stefano ne rimase per un attimo come ipnotizzato.
FINE CAPITOLO 2
CAPITOLO 3: Zoèlie
Le urla di Giacomo fecero tornare nel presente Stefano, un pancale di componenti elettronici si era rovesciato e dall'ufficio si sentiva ogni sorta di imprecazione.
Era tardi, doveva andare a prendere Zoèlie!
Ancora un pò frastornato dai ricordi scese le scale e si precipitò nel parcheggio della ditta.
Dentro l'auto vedeva lo scorrere impertubabile dei minuti sul piccolo orologio digitale.
Non era la prima volta che faceva un pò tardi:Cristo santo...Ultima volta,ultima volta.... Le imprecazioni gli rimbalzavano in testa , mentre sentiva il sudore bagnargli la schiena e la camicia di lino.
Arrivò a scuola con quasi 20 minuti di ritardo, già sapeva che sua figlia non l'avrebbe mai perdonato.
Zoèlie! , Zoèlie! ,urlò Stefano sotto la grossa arcata che delimitava l'accesso alla portineria. E proprio nel mentre la maestra gli fece cenno di guardare alla sua destra,in direzione dell'ampio cortile adiacente alla struttura.
Zoèlie era proprio lì. Seduta sull'erba col suo librone pareva tranquillissima, un pò come quando passando l'ultimo livello di collera subentra la rassegnazione.
Guardandola da lontano si accorse di quanto era cresciuta e di quanto l'amasse, cercò di fissarsi in testa quest'immagine come per fermare il tempo, come se d'un tratto avesse paura del normale corso degli eventi, come se d'un tratto avesse paura della vita.
Zoèlie era ormai una ragazzina,le forme di bambina stavano lasciando il posto a qualche curva che la faceva più donna,lei stessa sembrava rendersene conto.Da poco aveva rivoluzionato il proprio guardaroba, non indossando più un mucchio di vestitini che le aveva comprato qualche anno prima la mamma, e qualche volta l'avevano pure sorpresa a piastricciare con i trucchi.
Zoèlie..... ...La voce di suo padre la fece voltare di scatto. Era arrabbiata.. Non era mai stato così in ritardo!
Non mi vuoi più bene... sussurrò lei,e Stefano non potette fare a meno di abbracciarla forte: Sei tutta la mia vita piccolina mia...
Mentre l'accompagnava all'auto squillò il cellulare, era Caroline!
Convinto di prendere una ramanzina per il netto ritardo rispose con fare dismesso, ma il respiro veloce di sua moglie e le urla in sottofondo di sua madre lo allarmarono: Caroline??!!Cos'è successo??. La voce di lei era rotta dal pianto:Stefano corri a casa!.......... Non si trova più JACK!!.
Fine capitolo 3
CAPITOLO 4: JACK
Jack aveva 4 anni quando scomparve. Fino ad allora non era mai successo niente, la vita aveva proseguito il suo naturale corso e non c'era stato nulla che avesse potuto presagire un fatto del genere.
In breve tempo Stefano era a casa.
Trovò Agata in lacrime, mentre Caroline stava rivoltando la casa ma senza trovare traccia di Jack.
Cos'era accaduto a Jack? Come aveva fatto a sparire?
Zoèlie ebbe un'intuizione, ricordò di aver parlato a suo fratello di un luogo incantato, che si trovava in soffitta, dentro un grande armadio con le porte a specchio.
Era di suo nonno, un grande e vecchio armadio dal quale non erano rusciti a separarsi.
Corsero tutti in soffitta, col cuore in gola,ed entrarono in quell'enorme stanza che Caroline, già in precedenza, aveva controllato.
Qui non c'è, disse lei con un grido soffocato... La corrente non funzionava , e Stefano cercava di far luce alla meglio con il suo cellulare.
Si diressero verso l'armadio e l'aprirono.
Jack era lì, seduto. Il sollievo ed il rilascio di tensione fecero scoppiare a piangere Caroline, che l'abbracciò forte.
Amore mio perchè ti sei nascosto? gli sussurrò con dolcezza sua madre, Mamma questo armadio è magico, chiedilo a Zoèlie! C'è dentro il fantasma del nonno ! Disse Jack aprendo i suoi occhioni azzurri e rivolgendoli verso l'angolo dell'armadio dove i vestiti arruffati,delle grucce ed una vecchia lampada ad olio mostravano proprio l'inquietante immagine di un vecchio signore dismesso. Gli ho portato la macchinina più bella, perchè realizzasse il mio desiderio.
Stefano si abbassò, guardò suo figlio e gli chiese: E qual è il tuo desiderio più grande Jack? -Il bambino chuse gli occhi e mormorò: Che mi vogliate bene.
CAPITOLO 5: JACK VA A SCUOLA
CAPITOLO 1
Jack nacque in una ridente cittadina del Nord Italia negli anni '80,durante una bellissima mattina che profumava di primavera.
Figlio di un noto imprenditore della zona e con madre di origini Francesi, aveva una sorella di nome Zoélie ma che tutti chiamavano Stella per i suoi occhi grandi e luminosi, di un verde mare che faceva sognare tutti i bambini della sua classe.
Zoèlie frequentava la 2^ elementare quando nacque Jack, ed anche se
avere un fratellino era ormai entrato nell'ottica della sua vita, quando le fu comunicato dalla maestra che sua madre Caroline aveva partorito si sentì attraversare la schiena da un piccolo brivido.
La scuola distava pochi chilometri dall'ospedale e quella mattina i genitori avevano preferito che Zoèlie non fosse presente, al fine di ridurle qualsiasi tipo di trauma.
Nonostante tutto la bambina in cuor suo avvertì una specie di tristezza. Suo fratellino era nato e lei era a scuola, per qualche secondo le si bagnarono gli occhi fino a farle scendere una lacrima che si posò sull'astuccio rosa che le aveva comprato la mamma qualche settimana prima , per il suo compleanno.
Jack nel frattempo era già in braccio a Caroline, le infermiere avevano acconsentito a questa richiesta, in fin dei conti il bambino godeva di ottima salute e pesava quasi 4Kg,i pochi capelli biondi gli coprivano a malapena la testa, mentre 2 occhioni vispi tentavano di farsi strada tra la piccola folla di gente che lo guardava con amorevole curiosità.
Jack è nato!Jack è nato!è andato tutto bene! Furono le prime parole che pronunciò Stefano appena arrivò a casa tutto trafelato , dove c'era ad attendere qualche notizia la nonna Agata con grande apprensione.Scappo subito,vado a prendere Zoèlie! .Il bel sorriso di suo figlio valeva più di mille parole e, sapendo bene quanto poco gli interessasse di essere quasi calvo, Agata non riuscì a fare a meno di urlargli sorridendo: Speriamo che abbia preso i capelli di sua madre!.
Stefano salì in macchina con uno scatto, non vedeva l'ora di andare a prendere Zoèlie e di essere tutti a casa la sera stessa.
In quel breve tragitto si rese conto di quanto la vita potesse essere bella.
FINE CAPITOLO 1
CAPITOLO 2 : CAROLINE&STEFANO
I giorni passavano e Caroline si era rimessa perfettamente.
Stefano aveva ripreso a lavorare con continuità e generalmente in casa
era tornata la serenità di sempre.
Agata impazziva per il nipotino, le stava intorno continuamente e questo,se da una parte divertiva Caroline, a volte tendeva ad indispettirla soprattutto quando arrivava il momento della poppata.
Le laisser seul! disse sorridendo Caroline sapendo bene che sua suocera non capiva assolutamente niente di Francese. Le lessi sel,le lessi sel ripetè con una smorfia Agata, comprendendo comunque che sua nuora non la voleva tra i piedi.
Era impossibile non voler bene a Caroline, i suoi occhi brillavano quando ti parlava , era così sveglia che spesso non riuscivi a starle dietro, pur essendo bella come il sole non se ne vantava, non era succube della propria bellezza anzi,sembrava quasi non esserne consapevole.
Questa in fondo era la sua forza, perchè tutto ciò la rendeva simpatica in maniera irresistibile. Poteva mettersi a parlare sia con un importante uomo d'affari sia con un mendicante, non era nella sua
indole classificare le persone e tanto meno giudicarle.
Aveva molte amiche, ma la metà di queste in verità la invidiavano. Durante le poche uscite che si concedeva catturava, spesso senza accorgersene, gli sguardi degli uomini presenti.
Per una come lei che metteva al primo posto la famiglia tutto questo non aveva nessuna importanza,ma per qualche donna è tutto ciò che le rimane.
Il pensiero di come conobbe suo marito ogni tanto le frullava in testa,del resto non si può dire che il loro incontro fosse stato figlio di una normale routine.
Accadde tutto in un mese di luglio in cui Stefano decise di prendersi una settimana di ferie dal lavoro per staccare da quello era stato l'anno più brutto da quando era nato. Suo padre era morto in un grave incidente, e lui che ne era profondamente legato si era chiuso in se stesso per diverso tempo, dedicandosi esclusivamente al lavoro ed alla ditta che fabbricava componenti elettronici di cui ne era il titolare.
Dietro consiglio del suo socio ed amico Giacomo, decise di avventurarsi in una gita in barca a vela, che attraversava il mar ligure sino alla Costa Azzurra, per una tre giorni che si prometteva estremamente rilassante.
La passione per il mare gliel'aveva tramandata proprio suo padre e,in fin dei conti, poteva essere un modo per riappropriarsi di se stesso ed accettare anche il fatto che lui non ci fosse più.
Partì senza troppa convinzione una mattina in cui anche il sole sembrava rifiutarsi di illuminare il cielo,una leggera nebbia attanagliava il porto di Genova , era quasi sul punto di tornare indietro quando ripensando a quanto aveva fatto per essere lì in quel momento salì sulla scaletta della grossa barca a vela e dopo la procedura di partenza si diresse verso la prua, sperando di chiudere gli occhi e di essere di nuovo a casa quando l'avrebbe riaperti.
La giornata tutto sommato finì per migliorare, con il vino che scorreva a fiumi si ritrovò la sera sui divanetti all'interno,con due ragazze francesi sedute poco davanti.
Il mare un pò mosso e la poca luce,avevano creato un'atmosfera irreale nella quale adesso Stefano si sentiva bene,decise così di sdraiarsi e riposarsi un pò nell'ampio divanetto,fino a che la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò.
Si svegliò che era molto tardi, filtrava all'interno soltanto la luce della luna e del piccolo faretto sul ponte della barca, girò la testa di lato e vide accanto a se, a pochi centimetri, i piedi nudi di una delle ragazze francesi che aveva notato qualche ora prima.
Si era tolta gli stivaletti e si era sdraiata,non curandosi di avere invaso lo spazio dell'uomo sul divanetto.
Stefano si girò di pancia ed ebbe modo di ammirare quei bellissimi piedi,erano talmente vicini che ne poteva sentire l'odore, mentre il luccichio di un piccolo anello su di una delle dita finì per farlo avvicinare ancora di più, non accorgendosi che con la barba le stava solleticando la pianta,sino a farla svegliare.
Bonjour,sussurò la ragazza, bonjour rispose l'uomo un pò scosso. I due si guardarono per qualche secondo,ma la ragazza non si spostò di un millimetro,lasciando che i piedi sfiorassero le labbra di Stefano.
Oh....excusez-moi! disse la ragazza portandosi la mano alla bocca e ritirando le gambe.
Niente rispose lui sorridendo.
Sei Italiano? Ribattè lei con un sensuale accento francese,mentre raccogliendosi i capelli scopriva le ascelle non depilate. I peli neri contrastavano con la pettinatura bionda platino,e Stefano ne rimase per un attimo come ipnotizzato.
FINE CAPITOLO 2
CAPITOLO 3: Zoèlie
Le urla di Giacomo fecero tornare nel presente Stefano, un pancale di componenti elettronici si era rovesciato e dall'ufficio si sentiva ogni sorta di imprecazione.
Era tardi, doveva andare a prendere Zoèlie!
Ancora un pò frastornato dai ricordi scese le scale e si precipitò nel parcheggio della ditta.
Dentro l'auto vedeva lo scorrere impertubabile dei minuti sul piccolo orologio digitale.
Non era la prima volta che faceva un pò tardi:Cristo santo...Ultima volta,ultima volta.... Le imprecazioni gli rimbalzavano in testa , mentre sentiva il sudore bagnargli la schiena e la camicia di lino.
Arrivò a scuola con quasi 20 minuti di ritardo, già sapeva che sua figlia non l'avrebbe mai perdonato.
Zoèlie! , Zoèlie! ,urlò Stefano sotto la grossa arcata che delimitava l'accesso alla portineria. E proprio nel mentre la maestra gli fece cenno di guardare alla sua destra,in direzione dell'ampio cortile adiacente alla struttura.
Zoèlie era proprio lì. Seduta sull'erba col suo librone pareva tranquillissima, un pò come quando passando l'ultimo livello di collera subentra la rassegnazione.
Guardandola da lontano si accorse di quanto era cresciuta e di quanto l'amasse, cercò di fissarsi in testa quest'immagine come per fermare il tempo, come se d'un tratto avesse paura del normale corso degli eventi, come se d'un tratto avesse paura della vita.
Zoèlie era ormai una ragazzina,le forme di bambina stavano lasciando il posto a qualche curva che la faceva più donna,lei stessa sembrava rendersene conto.Da poco aveva rivoluzionato il proprio guardaroba, non indossando più un mucchio di vestitini che le aveva comprato qualche anno prima la mamma, e qualche volta l'avevano pure sorpresa a piastricciare con i trucchi.
Zoèlie..... ...La voce di suo padre la fece voltare di scatto. Era arrabbiata.. Non era mai stato così in ritardo!
Non mi vuoi più bene... sussurrò lei,e Stefano non potette fare a meno di abbracciarla forte: Sei tutta la mia vita piccolina mia...
Mentre l'accompagnava all'auto squillò il cellulare, era Caroline!
Convinto di prendere una ramanzina per il netto ritardo rispose con fare dismesso, ma il respiro veloce di sua moglie e le urla in sottofondo di sua madre lo allarmarono: Caroline??!!Cos'è successo??. La voce di lei era rotta dal pianto:Stefano corri a casa!.......... Non si trova più JACK!!.
Fine capitolo 3
CAPITOLO 4: JACK
Jack aveva 4 anni quando scomparve. Fino ad allora non era mai successo niente, la vita aveva proseguito il suo naturale corso e non c'era stato nulla che avesse potuto presagire un fatto del genere.
In breve tempo Stefano era a casa.
Trovò Agata in lacrime, mentre Caroline stava rivoltando la casa ma senza trovare traccia di Jack.
Cos'era accaduto a Jack? Come aveva fatto a sparire?
Zoèlie ebbe un'intuizione, ricordò di aver parlato a suo fratello di un luogo incantato, che si trovava in soffitta, dentro un grande armadio con le porte a specchio.
Era di suo nonno, un grande e vecchio armadio dal quale non erano rusciti a separarsi.
Corsero tutti in soffitta, col cuore in gola,ed entrarono in quell'enorme stanza che Caroline, già in precedenza, aveva controllato.
Qui non c'è, disse lei con un grido soffocato... La corrente non funzionava , e Stefano cercava di far luce alla meglio con il suo cellulare.
Si diressero verso l'armadio e l'aprirono.
Jack era lì, seduto. Il sollievo ed il rilascio di tensione fecero scoppiare a piangere Caroline, che l'abbracciò forte.
Amore mio perchè ti sei nascosto? gli sussurrò con dolcezza sua madre, Mamma questo armadio è magico, chiedilo a Zoèlie! C'è dentro il fantasma del nonno ! Disse Jack aprendo i suoi occhioni azzurri e rivolgendoli verso l'angolo dell'armadio dove i vestiti arruffati,delle grucce ed una vecchia lampada ad olio mostravano proprio l'inquietante immagine di un vecchio signore dismesso. Gli ho portato la macchinina più bella, perchè realizzasse il mio desiderio.
Stefano si abbassò, guardò suo figlio e gli chiese: E qual è il tuo desiderio più grande Jack? -Il bambino chuse gli occhi e mormorò: Che mi vogliate bene.
CAPITOLO 5: JACK VA A SCUOLA