""la terza madre"" il grande argento è tornato..

de rossi

Utente
9 Agosto 2007
5,220
3
1,415
Novembre 2007, ritorna il grande Dario Argento

Si chiude la trilogia iniziata con «Suspiria» e «Inferno»: una forza oscura si impadronisce di Roma e scatena stupri e omicidi

Se è vero, come dice la Bibbia, che le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima generazione, nel mondo del cinema horror anche con le colpe delle madri è meglio non scherzare. Per lo meno non lo può fare Sarah Mandy (Asia Argento) che da specializzanda in restauro e archeologia al Museo di arte antica di Roma si trova catapultata in un incubo fatto di gole sgozzate e corpi devastati proprio «per colpa» della madre Elisa (Daria Nicolodi, anche nella realtà madre di Asia), morta apparentemente in un incidente anni prima ma in realtà uccisa da una strega malefica.

Era, quello della lotta degli umani contro le streghe, lo spunto intorno a cui girava Suspiria (1977), che poi proseguiva in Inferno (1980) e che adesso arriva a compimento con La terza madre, presentato in edizione integrale al Festival di Toronto e in versione «V.M. 14» alla festa di Roma e ora nei cinema italiani. La notazione non sembrerebbe ininfluente perché il director's cut, almeno a sentire Giulia D'Agnolo Vallan su Ciak, è «più urgentemente brutale», capace di condensarsi in «una febbre di follia che spazza il mondo» e in «un delirio collettivo di distruzione che fa pensare a Howard Philips Lovecraft». Peccato, perché non potendo fare il confronto ci dobbiamo attenere alla versione «purgata» per il mercato nazionale, dove però le invenzioni del regista sembrano molto meno ficcanti e convincenti. O per lo meno così appaiono a chi scrive, soprattutto dopo la «svolta» che ha portato Argento dal thriller all'horror.

La terza madre inizia con il ritrovamento, all'esterno del cimitero di Viterbo, di una misteriosa cassetta ottocentesca: dentro c'è qualcosa di talmente terribile che lo scopritore decide di mandarla al Museo di arte antica di Roma dove il suo direttore, Michael Pierce (Adam James), dovrebbe essere in grado di decifrarne importanza e pericolosità. Sfortunatamente la sua vice dissigilla la cassetta senza aspettare il ritorno di Pierce e in questo modo libera una serie di forze maligne che cominciano a «impossessarsi» della volontà degli abitanti di Roma per trasformarli in assassini, stupratori e criminali di vario tipo. Sarah Mandy, fuggita per caso alla stessa sorte della sua vicedirettrice e sospettata dalla polizia di essere un mitomane visionaria per via di una ricostruzione dei f
 

de rossi

Utente
9 Agosto 2007
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Novembre 2007, ritorna il grande Dario Argento

Si chiude la trilogia iniziata con «Suspiria» e «Inferno»: una forza oscura si impadronisce di Roma e scatena stupri e omicidi

Se è vero, come dice la Bibbia, che le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima generazione, nel mondo del cinema horror anche con le colpe delle madri è meglio non scherzare. Per lo meno non lo può fare Sarah Mandy (Asia Argento) che da specializzanda in restauro e archeologia al Museo di arte antica di Roma si trova catapultata in un incubo fatto di gole sgozzate e corpi devastati proprio «per colpa» della madre Elisa (Daria Nicolodi, anche nella realtà madre di Asia), morta apparentemente in un incidente anni prima ma in realtà uccisa da una strega malefica.

Era, quello della lotta degli umani contro le streghe, lo spunto intorno a cui girava Suspiria (1977), che poi proseguiva in Inferno (1980) e che adesso arriva a compimento con La terza madre, presentato in edizione integrale al Festival di Toronto e in versione «V.M. 14» alla festa di Roma e ora nei cinema italiani. La notazione non sembrerebbe ininfluente perché il director's cut, almeno a sentire Giulia D'Agnolo Vallan su Ciak, è «più urgentemente brutale», capace di condensarsi in «una febbre di follia che spazza il mondo» e in «un delirio collettivo di distruzione che fa pensare a Howard Philips Lovecraft». Peccato, perché non potendo fare il confronto ci dobbiamo attenere alla versione «purgata» per il mercato nazionale, dove però le invenzioni del regista sembrano molto meno ficcanti e convincenti. O per lo meno così appaiono a chi scrive, soprattutto dopo la «svolta» che ha portato Argento dal thriller all'horror.

La terza madre inizia con il ritrovamento, all'esterno del cimitero di Viterbo, di una misteriosa cassetta ottocentesca: dentro c'è qualcosa di talmente terribile che lo scopritore decide di mandarla al Museo di arte antica di Roma dove il suo direttore, Michael Pierce (Adam James), dovrebbe essere in grado di decifrarne importanza e pericolosità. Sfortunatamente la sua vice dissigilla la cassetta senza aspettare il ritorno di Pierce e in questo modo libera una serie di forze maligne che cominciano a «impossessarsi» della volontà degli abitanti di Roma per trasformarli in assassini, stupratori e criminali di vario tipo. Sarah Mandy, fuggita per caso alla stessa sorte della sua vicedirettrice e sospettata dalla polizia di essere un mitomane visionaria per via di una ricostruzione dei f
 

de rossi

Utente
9 Agosto 2007
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Novembre 2007, ritorna il grande Dario Argento

Si chiude la trilogia iniziata con «Suspiria» e «Inferno»: una forza oscura si impadronisce di Roma e scatena stupri e omicidi

Se è vero, come dice la Bibbia, che le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima generazione, nel mondo del cinema horror anche con le colpe delle madri è meglio non scherzare. Per lo meno non lo può fare Sarah Mandy (Asia Argento) che da specializzanda in restauro e archeologia al Museo di arte antica di Roma si trova catapultata in un incubo fatto di gole sgozzate e corpi devastati proprio «per colpa» della madre Elisa (Daria Nicolodi, anche nella realtà madre di Asia), morta apparentemente in un incidente anni prima ma in realtà uccisa da una strega malefica.

Era, quello della lotta degli umani contro le streghe, lo spunto intorno a cui girava Suspiria (1977), che poi proseguiva in Inferno (1980) e che adesso arriva a compimento con La terza madre, presentato in edizione integrale al Festival di Toronto e in versione «V.M. 14» alla festa di Roma e ora nei cinema italiani. La notazione non sembrerebbe ininfluente perché il director's cut, almeno a sentire Giulia D'Agnolo Vallan su Ciak, è «più urgentemente brutale», capace di condensarsi in «una febbre di follia che spazza il mondo» e in «un delirio collettivo di distruzione che fa pensare a Howard Philips Lovecraft». Peccato, perché non potendo fare il confronto ci dobbiamo attenere alla versione «purgata» per il mercato nazionale, dove però le invenzioni del regista sembrano molto meno ficcanti e convincenti. O per lo meno così appaiono a chi scrive, soprattutto dopo la «svolta» che ha portato Argento dal thriller all'horror.

La terza madre inizia con il ritrovamento, all'esterno del cimitero di Viterbo, di una misteriosa cassetta ottocentesca: dentro c'è qualcosa di talmente terribile che lo scopritore decide di mandarla al Museo di arte antica di Roma dove il suo direttore, Michael Pierce (Adam James), dovrebbe essere in grado di decifrarne importanza e pericolosità. Sfortunatamente la sua vice dissigilla la cassetta senza aspettare il ritorno di Pierce e in questo modo libera una serie di forze maligne che cominciano a «impossessarsi» della volontà degli abitanti di Roma per trasformarli in assassini, stupratori e criminali di vario tipo. Sarah Mandy, fuggita per caso alla stessa sorte della sua vicedirettrice e sospettata dalla polizia di essere un mitomane visionaria per via di una ricostruzione dei f
 

evolux

Utente
7 Maggio 2004
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Finalmente pare che Asia abbia ritrovato se stessa.
Volevo dire solamente questo.
Penso che vedrò il film, credo sia bello.
Non seguo più Asia da quando ha cominciato a fare le sue caz.zate e gossip.pate.
Ma chissà...se questa è una trovata pubblicitaria o se realmente adesso si impegnano a fare dei Film, lei e suo padre.
Dai tempi di Fenomena c'è stato un bel vuoto!

 

de rossi

Utente
9 Agosto 2007
5,220
3
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seguo asia argento da quando è approdata al cinema anche se non è che abbia fatto tutti questi film. mi è piaciuta ne la sindrome di sthandall molto meno in triple x. asia è una attrice che ben si presta all'horror-thriller sicuramente più che dei film d'azione.

è una donna molto mistica ed ha un forte talento per i film creati dal padre. credo che dario argento sia un autore unico nel suo genere e spero che questo film sia davvero come dicono, un cult degno dei vecchi successi come suspiria, l'uccello dalle piume di cristallo etc.
 

exterior

Utente
4 Aprile 2006
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Speriamo che sia bello. Non credo andrò a vederlo al cinema, anche perchè dovrei andarci da solo (nessuno che conosco ci verrebbe con me). Aspetterò cmq che esca il dvd. E poi devo ancora vedere suspiria e inferno!! Rimedierò in questi giorni. Cmq è da 1-2 anni che mi è preso lo sfizio per l'horror. Purtroppo attualmente non riesco mai a vedere qualcosa di decente. Speriamo che dario argento non ci dia buca con questo film...
 

xxenergyxx

Utente
14 Marzo 2004
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Io l'ho visto proprio ieri sera,sconsiglierei a chiunque di vederlo,è piuttosto banalotto,non ci sono grandi colpi di scena e oltretutto la performance di Asia Argento la trovo scadente.
Non mi dilungo a dire altro anche perchè da quel che ho visto c'è proprio poco su cui poter discutere.
Un horror fatto coi fiocchi è tempo che non lo vedo.
Credo invece sia degno di nota,anche se non centra nulla col genere,il film con Albanese e la Buy,Giorni e Nuvole mi sembra.
Sennò qualcosa di meglio a livello di tensione da provare davanti al grande schermo penso possa rivelarsi il film tratto da un libro di Stephen king,stanza 2000 e qualcosa,purtroppo non ho ancora memorizzato il nome!

Dopo aver visto questo film di Dario Argento sono giunto alla conclusione che i film horror ambientati in Italia con tutti attori italiani lascino un po' a desiderare.
 

rockabilly

Utente
16 Settembre 2007
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Energy non generalizziamo troppo sui film horror italiani...
I film di Argento non hanno mai brillato per interpretazione degli attori, dialoghi e sceneggiatura in generale.
Quello che va apprezzato nelle pellicole Nostro è lo stile visionario senza compromessi, il gusto grandioso, barocco e spesso grottesco della sua personale visione della morte e dell'orrore.
Il film in ogni caso soffre non solo di una indubbia mancanza di originalità travestita da autocitazionismo (sembra di essere rimasti -e non tornati! ai '70), ma anche di una sorta di sfilacciatura della visionarietà che spesso allenta il patos rendendo palesi le debolezze di una trama poco approfondita.