Un team di ricercatori dell'Università della Pennsylvania ha selezionato una serie di staminali molto attive che, opportunamente stimolate, potrebbero indurre i bulbi addormentati a risvegliarsi per poter produrre ancora tricoderivati. George Cotsarelis insieme al suo team ha messo a punto un marcatore a doppio effetto che da un lato isola solamente le cellule ancora in grado di generare capelli e dall'altro le raggruppa in un cluster differenziato molto più governabile farmacologicamente. In sostanza viene accelerato il processo naturale che è alla base della crescita pilifera ‘ricordandogli' di non spegnersi almeno fino a che lo stimolo non venga a mancare, esattamente come comunemente succede.
Fonte: http://assobiotec.federchimica.it/
All’università La Sapienza di Roma Marco Toscani servendosi di stereomicroscopi e pinze da microchirurgia, hanno tagliato in due il capello trasversalmente in corrispondenza della zona del bulbo pilifero chiamata area del bulge, nella quale il muscolo erettore del pelo si inserisce sul bulbo pilifero. Una volta spaccato il capello, il moncone superiore ne riproduce la parte inferiore e il moncone inferiore quella superiore. Il capello così tagliato può essere impiantato direttamente. Questa tecnica offre il vantaggio di raddoppiare la massa di capelli da trapiantare, riducendo notevolmente la cicatrice della zona donatrice posteriore oppure, a parità di cicatrice, riempire una zona maggiore di area calva. I risultati finora ottenuti sono stati soddisfacenti: i capelli spaccati in due crescono nella stessa percentuale del trapianto tradizionale a capello intero (85-90% di crescita). L’unico svantaggio è che i capelli “spaccati” crescono un po’ più lentamente rispetto agli altri: 5-6 mesi, contro i 3-4 del trapianto eseguito con il metodo tradizionale.
Fonte: TGcom
Fonte: http://assobiotec.federchimica.it/
All’università La Sapienza di Roma Marco Toscani servendosi di stereomicroscopi e pinze da microchirurgia, hanno tagliato in due il capello trasversalmente in corrispondenza della zona del bulbo pilifero chiamata area del bulge, nella quale il muscolo erettore del pelo si inserisce sul bulbo pilifero. Una volta spaccato il capello, il moncone superiore ne riproduce la parte inferiore e il moncone inferiore quella superiore. Il capello così tagliato può essere impiantato direttamente. Questa tecnica offre il vantaggio di raddoppiare la massa di capelli da trapiantare, riducendo notevolmente la cicatrice della zona donatrice posteriore oppure, a parità di cicatrice, riempire una zona maggiore di area calva. I risultati finora ottenuti sono stati soddisfacenti: i capelli spaccati in due crescono nella stessa percentuale del trapianto tradizionale a capello intero (85-90% di crescita). L’unico svantaggio è che i capelli “spaccati” crescono un po’ più lentamente rispetto agli altri: 5-6 mesi, contro i 3-4 del trapianto eseguito con il metodo tradizionale.
Fonte: TGcom