Canto per l'Italia

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
2,222
0
615
Italia, Patria mia, sei al minimo di dignità della tua storia. Ammorbata da una classe politica corrotta, strapagata e criminale.
Al disastro economico, morale, culturale, ambientale, sociale.
[V]
Eppure io ti voglio bene cara Italia e ti dedico l'aria di basso più bella che ha scritto Giuseppe Verdi!
Patria mia liberati dagli orrendi e opulenti governanti, dalla corruzione, dall'immoralità, dallo spreco, dall'INDECENZA!
[V]

(dai Vespri Siciliani)

O patria, o cara patria, alfin ti veggo!

L’esule ti saluta dopo sì lunga assenza.

Il fiorente tuo suolo ripien d’amore io bacio.

Reco il mio voto a te, col braccio e il core!

O tu, Palermo, terra adorata,

a me sì caro riso d’amor,

alza la fronte tanto oltraggiata,

il tuo ripiglia primier splendor!

Chiesi aita a straniere nazioni,

ramingai per castella e città.

Ma, insensibil al fervido sprone,

dicea ciascun: Siciliani, ov’è il prisco valor?

Su, sorgete a vittoria, all’onor!


L'ultima chicca è questa.
IN MALATTIA PARTECIPA AD UNA REGATA, GIUDICE CONDANNATA DAL CSM
ROMA - Aveva goduto di una lunga aspettativa per malattia per una patologia alla schiena che le impediva di stare a lungo piedi e seduta; eppure, nell'ultimo periodo di congedo aveva partecipato a un'importante gara velica di livelli estremi, in vista di un'ulteriore regata transoceanica. Protagonista della vicenda un giudice donna, che é stata condannata dalla sezione disciplinare del Csm a una doppia sanzione: la perdità di anzianità di un anno e il trasferimento d'ufficio.

Le attività sportive di una certà difficoltà, come la navigazione d'altura, le erano state caldamente prescritte si era giustificata la donna. Senza riuscire a convincere il Csm, che l'ha condannata per aver utilizzato strumenti previsti dalla legge per finalità diverse da quelle tipiche (cura e riabilitazione). Ad aggravare la posizione del magistrato la vasta eco giornalistica che c'era stata sulla sua partecipazione alla regata transoceanica, con grave danno anche alla credibilità dell'istituzione giudiziaria.
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
2,222
0
615
Italia, Patria mia, sei al minimo di dignità della tua storia. Ammorbata da una classe politica corrotta, strapagata e criminale.
Al disastro economico, morale, culturale, ambientale, sociale.
[V]
Eppure io ti voglio bene cara Italia e ti dedico l'aria di basso più bella che ha scritto Giuseppe Verdi!
Patria mia liberati dagli orrendi e opulenti governanti, dalla corruzione, dall'immoralità, dallo spreco, dall'INDECENZA!
[V]

(dai Vespri Siciliani)

O patria, o cara patria, alfin ti veggo!

L’esule ti saluta dopo sì lunga assenza.

Il fiorente tuo suolo ripien d’amore io bacio.

Reco il mio voto a te, col braccio e il core!

O tu, Palermo, terra adorata,

a me sì caro riso d’amor,

alza la fronte tanto oltraggiata,

il tuo ripiglia primier splendor!

Chiesi aita a straniere nazioni,

ramingai per castella e città.

Ma, insensibil al fervido sprone,

dicea ciascun: Siciliani, ov’è il prisco valor?

Su, sorgete a vittoria, all’onor!


L'ultima chicca è questa.
IN MALATTIA PARTECIPA AD UNA REGATA, GIUDICE CONDANNATA DAL CSM
ROMA - Aveva goduto di una lunga aspettativa per malattia per una patologia alla schiena che le impediva di stare a lungo piedi e seduta; eppure, nell'ultimo periodo di congedo aveva partecipato a un'importante gara velica di livelli estremi, in vista di un'ulteriore regata transoceanica. Protagonista della vicenda un giudice donna, che é stata condannata dalla sezione disciplinare del Csm a una doppia sanzione: la perdità di anzianità di un anno e il trasferimento d'ufficio.

Le attività sportive di una certà difficoltà, come la navigazione d'altura, le erano state caldamente prescritte si era giustificata la donna. Senza riuscire a convincere il Csm, che l'ha condannata per aver utilizzato strumenti previsti dalla legge per finalità diverse da quelle tipiche (cura e riabilitazione). Ad aggravare la posizione del magistrato la vasta eco giornalistica che c'era stata sulla sua partecipazione alla regata transoceanica, con grave danno anche alla credibilità dell'istituzione giudiziaria.
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
2,222
0
615
Italia, Patria mia, sei al minimo di dignità della tua storia. Ammorbata da una classe politica corrotta, strapagata e criminale.
Al disastro economico, morale, culturale, ambientale, sociale.
[V]
Eppure io ti voglio bene cara Italia e ti dedico l'aria di basso più bella che ha scritto Giuseppe Verdi!
Patria mia liberati dagli orrendi e opulenti governanti, dalla corruzione, dall'immoralità, dallo spreco, dall'INDECENZA!
[V]

(dai Vespri Siciliani)

O patria, o cara patria, alfin ti veggo!

L’esule ti saluta dopo sì lunga assenza.

Il fiorente tuo suolo ripien d’amore io bacio.

Reco il mio voto a te, col braccio e il core!

O tu, Palermo, terra adorata,

a me sì caro riso d’amor,

alza la fronte tanto oltraggiata,

il tuo ripiglia primier splendor!

Chiesi aita a straniere nazioni,

ramingai per castella e città.

Ma, insensibil al fervido sprone,

dicea ciascun: Siciliani, ov’è il prisco valor?

Su, sorgete a vittoria, all’onor!


L'ultima chicca è questa.
IN MALATTIA PARTECIPA AD UNA REGATA, GIUDICE CONDANNATA DAL CSM
ROMA - Aveva goduto di una lunga aspettativa per malattia per una patologia alla schiena che le impediva di stare a lungo piedi e seduta; eppure, nell'ultimo periodo di congedo aveva partecipato a un'importante gara velica di livelli estremi, in vista di un'ulteriore regata transoceanica. Protagonista della vicenda un giudice donna, che é stata condannata dalla sezione disciplinare del Csm a una doppia sanzione: la perdità di anzianità di un anno e il trasferimento d'ufficio.

Le attività sportive di una certà difficoltà, come la navigazione d'altura, le erano state caldamente prescritte si era giustificata la donna. Senza riuscire a convincere il Csm, che l'ha condannata per aver utilizzato strumenti previsti dalla legge per finalità diverse da quelle tipiche (cura e riabilitazione). Ad aggravare la posizione del magistrato la vasta eco giornalistica che c'era stata sulla sua partecipazione alla regata transoceanica, con grave danno anche alla credibilità dell'istituzione giudiziaria.
 

jador

Utente
7 Agosto 2006
2,061
0
615
ishackimagebb1.jpg
 

danisole

Utente
16 Ottobre 2007
453
0
265
magari riuscissimo a liberarcene
non abbiamo scampo ormai credo
ci vorrebbero tanti di pietro
e invece vedo tanti mastellini
 

de rossi

Utente
9 Agosto 2007
5,220
3
1,415
io ero rimasto alla storia dei falsi invalidi ciechi assunti come autisti non ricordo in quale ministero o ente e di quelli sempre invalidi (sordomuti) che lavoravano come centralinisti! roba che mi fece ridere per una settimana, parlo di storie realmente accadute. mi pare che all'epoca (alcuni anni fa) i falsi invalidi nella pubblica amministrazione superassero quota 80.000! ma in quale altro paese accadono cose del genere?

 

de rossi

Utente
9 Agosto 2007
5,220
3
1,415
stando in agromento allego questo articolo

Napoli, famiglia di 20 falsi invalidi

Anche questo è il sommerso d’Italia. Una florida azienda a conduzione familiare che macina profitti senza produrre un solo bottone: semplicemente, fabbricando invalidi. Venti disgraziati, tutti quanti a carico dello Stato. In un eroico sforzo di precisione cronistica, così gli investigatori ricostruiscono l’organico della premiata ditta: marito e moglie, i loro tre figli, le due nuore e il genero, le due zie del capofamiglia, la madre dello stesso, i due consuoceri, quattro cugini, le due cognate del figlio, la cognata della figlia. Un labirinto di parentele, naturali e acquisite. Ma soprattutto un concentrato domestico di sventure in serie, senza pari e senza precedenti, nonostante il made in Italy del settore abbia dato in passato grandi prove di inventiva e di vitalità.

Titolare e cervello, amministratore unico come usava una volta nella piccola impresa, il capofamiglia: un cinquantacinquenne di Arzano. Gli altri, tutti impiegati nell’attività di casa. Tutti afflitti da invalidità del cento per cento, ma quello che più conta (e stordisce) tutti titolari di un sussidio statale - tra pensione e indennità d’accompagnamento - intorno ai seicento euro mensili pro-capite. Fatturato in crescita, mai un bilancio in rosso.

Siamo sotto il Vesuvio, inimitabile crogiolo di intelligenze fini e di astuzie malandrine. Qui, per cinque anni a partire dal Duemila, la famiglia più sventurata d’Italia ha mandato avanti la sua singolare ragione sociale, allargandola di stagione in stagione, di parentela in parentela. Ma sempre qui, sotto lo stesso cielo e alla stessa latitudine, le forze dell’ordine si sono mosse assieme all’Inps e hanno calato la saracinesca sull’azienda, con scadenza immediata. Risulta che il capofamiglia abbia ottenuto la pensione, con 50.000 euro di arretrati (120.000 per la moglie), falsificando certificati. Poi, complice il solito impiegato molto comprensivo della Commissione medica, avanti col resto del parentado. A tradire il titolare e i suoi valenti collaboratori il solito vizio di tanti artisti del malaffare: la cupidigia, la mancanza di un qualunque senso del limite.

volti, i ruoli, le tecniche: sempre tutto uguale, sempre la stessa pena, sempre lo stesso castello di carte fasulle. Si legge nell’inchiesta: «Decreti prefettizi falsi, verbali di visite mediche falsi, sentenze del giudice civile false, perizie mediche ideologicamente false». Sarebbe uno spaccato d’Italia scandaloso, se non fosse che purtroppo non scandalizza più, perché fa saldamente parte della nostra tradizione sociale e del nostro costume nazionale. Nuovamente riaffiora il campionario spudorato e mirabolante delle grandi truffe ai danni del solito noto, quello Stato sempre scambiato per una vacca da mungere con veemenza, senza scrupoli e senza ritegno.

Viaggiando ancora una volta nel grottesco di questa tipologia italiana sfrontata e impunita, purtroppo intramontabile e invincibile, la tentazione è di rievocare un certo filone letterario e teatrale sulla Napoli che s’arrangia, sorridendo amabilmente come davanti ai maldestri imbrogli dei Totò e dei Peppini. Ma è una tentazione che sarebbe il caso, una volta per tutte, d’evitare. Non c’è più niente da ridere, davanti alla cronica incapacità di maturare un senso dello Stato. In troppe case d’Italia, e non solo ad Arzano, sopravvive l’idea di uno Stato che fa senso.

Basta guardarlo, com’è ridotto lo Stato in queste tragicomiche vicende di handicap-patacca. Come in tutta la copiosa casistica del settore, anche l’inchiesta di Napoli documenta con fotografie il capofamiglia Adams mentre guida, nonostante la sua acclarata incapacità a deambulare, nonché la signora mentre fa la spesa al supermercato, nonostante la sua documentata cecità.

Inevitabile: la risata sorge spontanea. Ma c’è un antidoto per arrestare sul nascere il moto di ilarità, questo simpatico germe che lentamente ci ha affievolito il sano istinto dell’indignazione. Basta pensare a quanti sono invalidi davvero, e magari faticano ad ottenere una pensione. O subiscono umiliazioni, sottoforma di controlli irriguardosi e invasivi, per ottenerla. O non la ottengono proprio. Chiedere a loro, se fa poi così ridere


articolo tratto dal giornale


 

de rossi

Utente
9 Agosto 2007
5,220
3
1,415
questo pure è forte

ASSENTEISMO IN ITALIA

ROMA - 1 dic. 2007 - Quando Romano Prodi l'ha raccontato all'assemblea degli artigiani, sono scoppiati a ridere come se fosse una barzelletta. Durante una riunione sull'assenteismo dei dipendenti pubblici, (uno scandalo «che tocca punte del 30%», ha detto), il premier si sarebbe sentito fare da qualcuno (un sindacalista?) la seguente proposta: «Diamo un premio di presenza a chi va a lavorare». Esterrefatto, Prodi ha sussurrato: «Se il salario non è il premio di presenza, io non so cosa dire...».

Chiuso per mancanza di personale

è accaduto in pieno ponte di Ognissanti, allo sportello anagrafico del II municipio di Roma, dove su sei dipendenti in organico, cinque erano assenti per malattia, propria o di un congiunto; quattro dei quali addirittura senza preavviso: gli è bastato fare una telefonata la mattina stessa, riservandosi di produrre il certificato medico. Risultato? I cittadini in fila per chiedere documenti e carte di identità hanno trovato la porta sbarrata. Eppure era un giorno feriale: sfortunatamente incastrato tra un festivo e un sabato.

Eccolo il cancro del pubblico impiego, certificato dal confronto con il settore privato. Secondo gli ultimi dati Istat, relativi però al 2005, il tasso di assenze nel comparto pubblico si attesta al 20.1%, il 54% in più rispetto alla media nelle grandi aziende (fermo al 13.1). Un rapporto di cinque a uno, una vera emergenza.

Emergenza che ormai è regola. Lo dimostrano i dati elaborati dal nuovo sistema informatico integrato che rileva le presenze dei comunali, entrato a regime il primo giugno. Dal quale risulta che ogni giorno disertano l´ufficio tra 6mila e 7mila impiegati full time, uno su quattro, il 25% del totale, che oltre alle ferie sommano più di un mese l´anno di assenza (32.5 giorni) per congedi, malattie, permessi sindacali, assistenza a familiari e chi più ne ha più ne metta. Cifra che schizza fino a 50 giorni pro-capite in base a un complesso calcolo statistico che tiene conto anche quanti svolgono servizio esterno e non sono perciò tenuti a timbrare il cartellino: dai vigili urbani ai giardinieri pubblici.

articolo tratto dal sito http://www.controtuttelemafie.it/testimonianze%20impiegatopoli.htm
 

de rossi

Utente
9 Agosto 2007
5,220
3
1,415
Corrupcion_3monos.jpg


su questo sito trovate nell'ordine tutti gli scandali dell'italia, ognuno con articoli dettagliati dalla mondezza di napoli passando alla drammatica situazione dell'acqua, agli appalti e chi piu ne ha piu ne metta

http://www.controtuttelemafie.it/index.htm
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
2,222
0
615
Il mese scorso sono stato a Roma e girando per i negozi mi si diceva che nella fascia 10/12.45 ci sono centinaia di impiegati ministeriali che escono tranquillamente a fare la spesa, a portare o ritirare i bambini ai servizi scolastici. Insomma una città di nullafacenti pagata dal contribuente. Del resto tutte le pratiche di qualsiasi genere quando arrivano a Roma vi stazionano per una media di 5,4 anni. Mio nonno che era invalido di guerra attese un rimborso dal Min. del Tesoro 18 anni e mezzo, poi quando telefonai al Ministero, lo feci diverse volte, non trovavo mai il funzionario. E mi dissero che erano comunque tempi di attesa normalissimi per l'Italia.
[8D]