Ragazzi
si avvicina la fine di un altro anno e come sempre in giro tutti si apprestano a stappare la loro migliore bottiglia per esorcizzare la venuta dei nuovi 365 giorni...ma quest'anno sarà inevitabilmente diverso perchè, anche se solo per un attimo, le nostre menti ripercorranno questi ultimi giorni di disperazione e morte e niente sarà come prima....
Per questo, insieme ad i miei più calori auguri ad ognuno di voi affinchè il 2005 vi porti in dono solo ciò che più desiderate, vi posto l'articolo di repubblica, a firma di Maurizio Crosetti, che invita a riflettere....
BUON 2005...di cuore
Cleopatra - Stefania
Capodanno senza botti...un silenzio per condividere
In un mondo sempre più globale, quello che è successo ci tocca da vicino. E la festa non può trascorrere come se niente fosse
Ci sono momenti in cui il silenzio è una necessità più che un dovere. Momenti in cui non si può chiudere il mondo dietro la porta di casa, lui là fuori, noi qui dentro a festeggiare. Perché questo non è un Capodanno come gli altri. Il mondo, fuori, ci è entrato in casa senza bussare: è così che fa, quando la gente muore. Il mondo sfonda la porta, ci mette davanti agli occhi le tremende fotografie dei giornali, le strazianti immagini della televisione. Non è possibile restare indifferenti a quel mondo che bussa e muore, magari con una bottiglia di spumante in mano e un petardo nell'altra.
Non si tratta di retorica, né di astratta carità mentale. La necessità del silenzio, come momento di riflessione sulla nostra storia e sul nostro destino di uomini - che in un attimo può trasformarsi nel destino di tutti e viceversa (il destino è capriccioso e non si cura dell'indifferenza) - riguarda chiunque abbia occhi e cuore.
E allora pensiamo che stavolta sia giusto non fare rumore, non festeggiare il nuovo anno con i botti e i fuochi: sarebbe come urlare in presenza di chi soffre. Condividere un dolore non vuol dire diventare tristi, ma rispettare quel dolore e chi lo sta vivendo.
Anche se si trova dall'altra parte del mondo: e poi, la tragedia del Sudest asiatico ci ha spiegato che il mondo è diventato proprio piccolo, e che lo si percorre in un attimo. Può accadere di essere turisti in vacanza esotica, e in un istante trasformarsi in vittime o testimoni di un cataclisma.
Dunque, il silenzio di Capodanno è anche un modo per riflettere su di noi, non solo per
si avvicina la fine di un altro anno e come sempre in giro tutti si apprestano a stappare la loro migliore bottiglia per esorcizzare la venuta dei nuovi 365 giorni...ma quest'anno sarà inevitabilmente diverso perchè, anche se solo per un attimo, le nostre menti ripercorranno questi ultimi giorni di disperazione e morte e niente sarà come prima....
Per questo, insieme ad i miei più calori auguri ad ognuno di voi affinchè il 2005 vi porti in dono solo ciò che più desiderate, vi posto l'articolo di repubblica, a firma di Maurizio Crosetti, che invita a riflettere....
BUON 2005...di cuore
Cleopatra - Stefania
Capodanno senza botti...un silenzio per condividere
In un mondo sempre più globale, quello che è successo ci tocca da vicino. E la festa non può trascorrere come se niente fosse
Ci sono momenti in cui il silenzio è una necessità più che un dovere. Momenti in cui non si può chiudere il mondo dietro la porta di casa, lui là fuori, noi qui dentro a festeggiare. Perché questo non è un Capodanno come gli altri. Il mondo, fuori, ci è entrato in casa senza bussare: è così che fa, quando la gente muore. Il mondo sfonda la porta, ci mette davanti agli occhi le tremende fotografie dei giornali, le strazianti immagini della televisione. Non è possibile restare indifferenti a quel mondo che bussa e muore, magari con una bottiglia di spumante in mano e un petardo nell'altra.
Non si tratta di retorica, né di astratta carità mentale. La necessità del silenzio, come momento di riflessione sulla nostra storia e sul nostro destino di uomini - che in un attimo può trasformarsi nel destino di tutti e viceversa (il destino è capriccioso e non si cura dell'indifferenza) - riguarda chiunque abbia occhi e cuore.
E allora pensiamo che stavolta sia giusto non fare rumore, non festeggiare il nuovo anno con i botti e i fuochi: sarebbe come urlare in presenza di chi soffre. Condividere un dolore non vuol dire diventare tristi, ma rispettare quel dolore e chi lo sta vivendo.
Anche se si trova dall'altra parte del mondo: e poi, la tragedia del Sudest asiatico ci ha spiegato che il mondo è diventato proprio piccolo, e che lo si percorre in un attimo. Può accadere di essere turisti in vacanza esotica, e in un istante trasformarsi in vittime o testimoni di un cataclisma.
Dunque, il silenzio di Capodanno è anche un modo per riflettere su di noi, non solo per