Con aria e acqua si fa la benzina

de rossi

Utente
9 Agosto 2007
5,220
3
1,415
È l'energia racchiusa nell'uovo di Colombo. Si comincia prelevando l'anidride carbonica dall'aria. Poi si prende dell'acqua, e si separa l'idrogeno dall'ossigeno. A quel punto, unendo gli atomi di idrogeno con quelli di carbonio, si ottengono – come dice la parola stessa – degli idrocarburi. Non fossili, ma nuovi di zecca.
Jeffrey Martin e William Kubic, due scienziati del Los Alamos National Laboratory – il centro di ricerca dove fu concepita la prima bomba atomica – non sono i primi a sognare di poter alimentare le automobili del futuro con aria e acqua. Ma la novità è che, durante un convegno in Florida, hanno annunciato di aver perfezionato l'idea con poche, strategiche innovazioni. E assicurano che quel sogno è alla portata del genere umano. «La tecnologia per produrre carburanti da quelle abbondanti materie prime è, nei fatti, già disponibile», scrivono Martin e Kubic.
Ora, prima che alla portata del genere umano, sarà più facilmente alla portata degli americani. «Il nostro progetto – si legge in un comunicato di Los Alamos – favorisce la sicurezza energetica americana, perché riduce la dipendenza dalle importazioni di petrolio». È utile ricordare che la missione del laboratorio del Manhattan Project – tutt'oggi responsabile della sicurezza del deterrente nucleare americano – è la «sicurezza nazionale». Il comunicato non dice se la procedura inventata da Martin e Kubic sia stata brevettata o meno. Ma il fatto curioso è che il suo nome è stato registrato come un vero e proprio marchio di fabbrica. E, per di più, con un sapore vagamente patriottico: «Green Freedom».
Inutile dire che questa benzina sintetica, in quanto fabbricata con la CO2 prelevata dall'atmosfera, avrebbe un impatto neutro sull'algebra del riscaldamento climatico. Già oggi è possibile estrarre la CO2 dall'aria, portandola a contatto con del carbonato di potassio. Ma la chiave di volta di Green Freedom sta nel passo successivo, quando la CO2 va ulteriormente separata: «Abbiamo trovato il modo di ridurre del 96% l'energia necessaria a questo passaggio, rendendo l'intero progetto economicamente sostenibile».
Secondo i loro calcoli, ci vogliono 5 miliardi di dollari, per costruire un impianto capace di fabbricare 18mila barili al giorno di benzina sintetica, derivata dall'aria e dall'acqua. Senza violare nessuna legge della fisica, Green Freedom promette di essere energeticamente in attivo, nonostante – anche solo per spaccare le molecole di acqua – richieda notevoli quantità di ene
 

de rossi

Utente
9 Agosto 2007
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È l'energia racchiusa nell'uovo di Colombo. Si comincia prelevando l'anidride carbonica dall'aria. Poi si prende dell'acqua, e si separa l'idrogeno dall'ossigeno. A quel punto, unendo gli atomi di idrogeno con quelli di carbonio, si ottengono – come dice la parola stessa – degli idrocarburi. Non fossili, ma nuovi di zecca.
Jeffrey Martin e William Kubic, due scienziati del Los Alamos National Laboratory – il centro di ricerca dove fu concepita la prima bomba atomica – non sono i primi a sognare di poter alimentare le automobili del futuro con aria e acqua. Ma la novità è che, durante un convegno in Florida, hanno annunciato di aver perfezionato l'idea con poche, strategiche innovazioni. E assicurano che quel sogno è alla portata del genere umano. «La tecnologia per produrre carburanti da quelle abbondanti materie prime è, nei fatti, già disponibile», scrivono Martin e Kubic.
Ora, prima che alla portata del genere umano, sarà più facilmente alla portata degli americani. «Il nostro progetto – si legge in un comunicato di Los Alamos – favorisce la sicurezza energetica americana, perché riduce la dipendenza dalle importazioni di petrolio». È utile ricordare che la missione del laboratorio del Manhattan Project – tutt'oggi responsabile della sicurezza del deterrente nucleare americano – è la «sicurezza nazionale». Il comunicato non dice se la procedura inventata da Martin e Kubic sia stata brevettata o meno. Ma il fatto curioso è che il suo nome è stato registrato come un vero e proprio marchio di fabbrica. E, per di più, con un sapore vagamente patriottico: «Green Freedom».
Inutile dire che questa benzina sintetica, in quanto fabbricata con la CO2 prelevata dall'atmosfera, avrebbe un impatto neutro sull'algebra del riscaldamento climatico. Già oggi è possibile estrarre la CO2 dall'aria, portandola a contatto con del carbonato di potassio. Ma la chiave di volta di Green Freedom sta nel passo successivo, quando la CO2 va ulteriormente separata: «Abbiamo trovato il modo di ridurre del 96% l'energia necessaria a questo passaggio, rendendo l'intero progetto economicamente sostenibile».
Secondo i loro calcoli, ci vogliono 5 miliardi di dollari, per costruire un impianto capace di fabbricare 18mila barili al giorno di benzina sintetica, derivata dall'aria e dall'acqua. Senza violare nessuna legge della fisica, Green Freedom promette di essere energeticamente in attivo, nonostante – anche solo per spaccare le molecole di acqua – richieda notevoli quantità di ene
 

de rossi

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È l'energia racchiusa nell'uovo di Colombo. Si comincia prelevando l'anidride carbonica dall'aria. Poi si prende dell'acqua, e si separa l'idrogeno dall'ossigeno. A quel punto, unendo gli atomi di idrogeno con quelli di carbonio, si ottengono – come dice la parola stessa – degli idrocarburi. Non fossili, ma nuovi di zecca.
Jeffrey Martin e William Kubic, due scienziati del Los Alamos National Laboratory – il centro di ricerca dove fu concepita la prima bomba atomica – non sono i primi a sognare di poter alimentare le automobili del futuro con aria e acqua. Ma la novità è che, durante un convegno in Florida, hanno annunciato di aver perfezionato l'idea con poche, strategiche innovazioni. E assicurano che quel sogno è alla portata del genere umano. «La tecnologia per produrre carburanti da quelle abbondanti materie prime è, nei fatti, già disponibile», scrivono Martin e Kubic.
Ora, prima che alla portata del genere umano, sarà più facilmente alla portata degli americani. «Il nostro progetto – si legge in un comunicato di Los Alamos – favorisce la sicurezza energetica americana, perché riduce la dipendenza dalle importazioni di petrolio». È utile ricordare che la missione del laboratorio del Manhattan Project – tutt'oggi responsabile della sicurezza del deterrente nucleare americano – è la «sicurezza nazionale». Il comunicato non dice se la procedura inventata da Martin e Kubic sia stata brevettata o meno. Ma il fatto curioso è che il suo nome è stato registrato come un vero e proprio marchio di fabbrica. E, per di più, con un sapore vagamente patriottico: «Green Freedom».
Inutile dire che questa benzina sintetica, in quanto fabbricata con la CO2 prelevata dall'atmosfera, avrebbe un impatto neutro sull'algebra del riscaldamento climatico. Già oggi è possibile estrarre la CO2 dall'aria, portandola a contatto con del carbonato di potassio. Ma la chiave di volta di Green Freedom sta nel passo successivo, quando la CO2 va ulteriormente separata: «Abbiamo trovato il modo di ridurre del 96% l'energia necessaria a questo passaggio, rendendo l'intero progetto economicamente sostenibile».
Secondo i loro calcoli, ci vogliono 5 miliardi di dollari, per costruire un impianto capace di fabbricare 18mila barili al giorno di benzina sintetica, derivata dall'aria e dall'acqua. Senza violare nessuna legge della fisica, Green Freedom promette di essere energeticamente in attivo, nonostante – anche solo per spaccare le molecole di acqua – richieda notevoli quantità di ene