Chimicamente il minoxidil è una 2,4 diamino-6-piperidino-pirimidina-3-ossido con peso molecolare di 209,25. Attualmente è l'unica sostanza registrata come farmaco anticalvizie.
Si tratta di un vasodilatatore periferico diretto, attivo per via orale, senza interessamento dei recettori beta adrenergici che non vengono bloccati. E'un farmaco ad elevata attività, con emivita media di 4,2 ore, la cui indicazione era, in origine, il trattamento della ipertensione refrattaria alle comuni terapie.
La sua avventura come anticalvizie inizia nel 1979, quando Burton e Marhall descrissero una ipertricosi interessante la fronte, i padiglioni auricolari, le tempie, le sopracciglia e gli avambracci di un uomo di 50 anni, iperteso, che assumeva minoxidil al dosaggio di 15 mg/die ed ipotizzarono che una formulazione topica del farmaco potesse stimolare la crescita locale dei capelli nelle forme iniziali di calvizie.
Zappacosta, nel 1980, descrisse un caso di inversione di defluvio androgenetico in un paziente in cura con il minoxidil.
Nel 1984, Uno descrive su modello animale, macaca speciosa, l'effetto anticalvizie di una soluzione di minoxidil al 5%.
La stessa casa produttrice del farmaco, dopo un momento di relativo shock, iniziò quindi una serie di accertamenti sull'efficacia del minoxidil come anticalvizie, accertamenti che culminarono poi nel riconoscimento da parte della F.D.A. e nell'immissione sul mercato di una soluzione al 2% in alcol, acqua e glicole propilenico.
L'assorbimento del farmaco per uso topico pare essere molto basso, intorno all'1,4% della dose applicata (con oscillazioni da 0,3 a 4,5 %), vale a dire 0,28 mg/die, attenendosi alla posologia consigliata di 2 ml di soluzione al 2% al giorno e in circa 4 giorni il 95% viene escreto (nella quasi totalità) attraverso le urine.
L'efficacia del minoxidil come anticalvizie è ormai accettata. Il farmaco sembra in grado di fermare e talvolta invertire il progressivo miniaturizzarsi del capello, cioè l'involuzione del pelo terminale a pelo vellus tipica del defluvio androgenetico.
Sotto quest'ottica è chiaro che il farmaco può agire solo dove esiste un centro germinativo, non potrà quindi mai far crescere peli sui polpastrelli o su una zona di alopecia cicatriziale.
La valutazione dei risultati ottenuti con il minoxidil ha sofferto di soggettività e per questo le varie casistiche parlano di risultati positivi dal 10 al 70%. L'effetto terapeutico comincia a manifestarsi dopo una latenza di 4-6 mesi. Il minoxidil combatte il sintomo, ossia la miniaturizzazione progressiva dei capelli ma non agisce minimamente sulle cause genetico-endocrine della calvizie, pertanto la sua efficacia è parziale e sembra perdurare solo finché viene applicato.
Non è completamente definito il meccanismo d'azione che comunque coinvolge certamente le vie di controllo metabolico e non i meccanismi ormonali. In particolare l'azione sarebbe a livello della proteina-chinasi che, a concentrazione normale attiva la glicolìsi (metabolizzazione del glucosio ad acqua e anidride carbonica) che a sua volta attiva il ciclo di Krebs (produzione di energia) con stimolazione finale dei ribosomi alla sintesi proteica (e quindi alla crescita del capello) mentre, a concentrazioni elevate rallenta prima la glicolisi e successivamente le sintesi proteiche in maniera diretta (meccanismi di controregolazione).
Ne deriva che l'AMPc intracitoplasmatico non deve essere troppo (si avrebbe un telogen effluvium) né troppo poco (si avrebbe un defluvium in telogen, cioè con significativa quota percentuale di telogen prematuri come nell'alopecia androgenetica)
Nel 1983 Baden e Kubilus hanno segnalato che culture di cheratinociti umani, trattate con minoxidil, sopravvivono più a lungo dei controlli. Questo suggerisce che il minoxidil rallenti la senescenza di queste cellule analogamente a quanto accade con fattore di crescita epidermico (EGF). Se si considera che l'EGF, o un fattore di crescita a lui simile (HrGF ?), è verosimilmente implicato nel mantenimento della fase anagen, si intuisce quale potrebbe essere il meccanismo d'azione del minoxidil.
Si sa inoltre che il minoxidil aumenta a livello di membrana la permeabilità al potassio ed impedisce l'ingresso del calcio che potrebbe frenare la sintesi di cAMP.
In definitiva il minoxidil si colloca come un potente attivatore della proteina chinasi mimando l'azione di un fattore di crescita (HrGF ?). Ancora, il minoxidil induce una immediata e potente vasodilatazione del microcircolo della papilla dermica ed anche questo potrebbe favorire il prolungarsi della fase anagen (ma non è certamente questo il motivo fondamentale della sua azione tricologica).
Una volta penetrato nel follicolo pilifero e nel derma il minoxidil viene metabolizzato in solfato di minoxidil, che pare essere il suo metabolita attivo.
L'emivita del farmaco applicato sulla cute è mediamente di 22 ore e ciò giustifica anche la prescrizione di una sola applicazione giornaliera.
Riguardo agli effetti collaterali i casi segnalati di ipertricosi e crescita di peli in sedi diverse dal cuoio capelluto (volto, spalle, orecchi) sono verosimilmente causati da eccessiva applicazione del prodotto, da applicazione in sedi sbagliate o da diffusione con il sudore. Per il resto gli effetti collaterali non si discostano da quelli segnalati con il placebo. Numerosi studi svolti in tutto il mondo hanno confermato che un'accurata preliminare selezione dei soggetti da trattare e l'utilizzo di dosaggi non eccessivi evitano la quasi totalità degli effetti collaterali spesso riferiti. Nella nostra casistica, ad eccezione di qualche eritema locale, non abbiamo osservato altre reazioni. Il minoxidil nelle formulazioni disponibili in commercio è al 2% in soluzione alcoolica 70°. L'impiego di concentrazioni più elevate, fino al 5%, come riferito da alcuni studiosi americani, non ci trova d'accordo in quanto aumenta il rischio di effetti collaterali e, probabilmente, espone il paziente al rischio di un telogen effluvium.
In conclusione con il minoxidil abbiamo a disposizione un'ulteriore arma contro la calvizie, attiva sul controllo metabolico del capello. Il minoxidil è un vero farmaco che deve essere quindi prescritto dal medico e la sua utilità è maggiore se i soggetti da trattare vengono preventivamente selezionati evitando inutili rischi a chi presenta altre malattie del cuoio capelluto e inutili spese a chi ormai è affetto da calvizie irreversibile.
Alcune sostanze chimicamente correlate col minoxidil, in particolare il solfato di minoxidil, il dicloridrato di minoxidil ed il triaminodil( 2,6 diamino-4-pirrolidino-pirimidina-1-ossido) sono state proposte il terapia.
Il solfato ed il dicloridrato di minoxidil sono, a differenza del minoxidil, solubili in acqua e questo può essere un vantaggio quando sia utile una preparazione di soluzioni ad uso topico con alcol basso (20-30%), poiché il solfato di minoxidil, che del minoxidil è il primo metabolita cutaneo, sembra sia il metabolita attivo, si suppone che il suo effetto possa essere analogo.
Il triaminodil è una sostanza chimicamente molto simile al minoxidil che è stata usata il tricologia cosmetica molto prima che il minoxidil fosse immesso in commercio. Ancora oggi poiché il minoxidil non può essere usato in preparazioni cosmetiche e non può essere venduto senza ricetta medica, l'industria cosmetica propone come alternativa il triaminodil in alcune preparazioni per uso tricologico di libera vendita.
Il grave handicap di queste sostanze è la quasi assoluta mancanza di studi controllati sulla loro presunta efficacia clinica.
Dott. Andrea Marliani, dermatologo a Firenze.